LA RINASCITA

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  1. Argental
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    L'alba di un nuovo giorno nell'incubatrice.
    il sole rischiara il cielo con le prime luci e i raggi illuminano le macerie e i segni di morte.
    Un inizio come tanti in questo mondo post-apocalittico.
    L'aria è intrisa di realtà ineluttabile, quasi palpabile, come se non ci fosse altro in questo mondo che morte e distruzione.
    Come se dopo una tempesta non rischiarasse mai il sereno.
    Come se non ci fosse mai un fondo da toccare
    o, dopo, un dispiacere... mai una gioia.

    La considerazione sopracitata è scontata certo, ma... - e mi rifaccio alla filosofia 0ld-age della scrittrice di ''Sex and the City'', la quale ci insegna che è buona regola formulare quotidianamente pensieri idioti e puerili sulla vita nella city, sotto forma di domanda - in una realtà cosi schiacciante, dove anche le prime luci del sole sembrano illuminare per prima cosa le macerie e per seconda i segni di morte che ti circondano, ricordandoti che la fine può sopraggiungere da un momento all'altro sotto le spoglie di uno zombie, non c'è più spazio per l'immaginazione o semplicemente anche ogni pensiero positivo rimane schiacciato?

    E quindi, ancora una volta, eccoci fuggire da un orda di infetti, facendoci largo tra le macerie, feriti alla spalla, lasciandoci dietro una scia di macchie di sangue a guidarli verso di te, se fortuitamente ti perdessero di vista...
    Realtà schiacciante, appunto.

    Sono trascorsi 3 anni nel The Hive e le risorse cominciano a scarseggiare, come se non bastasse la realtà quotidiana ad affliggerci.
    Umberto era andato nella città abbandonata per fare provviste, ma fin'ora tutto ciò che era riuscito a fare era inciampare, ferirsi ad una spalla e catturare l'attenzione di 5 zombie affamati.
    Concentrato a correre, contava i passi ad ogni respiro, sforzandosi di mantenere un'andatura regolare.
    D'altronde è risaputo, il jogging di prima mattina fa bene!

    sto morendo dalle risate x'D


    Edited by Argental - 22/5/2016, 20:25
     
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  2. Ðante¹
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    Il precedente proprietario dell'attico doveva essere uno fissato con l'ordine. Uno di quelli a cui piace circondarsi di cose belle. Peccato che tutto ciò, di questi tempi, abbia smesso di avere un gran significato. Uno strato di qualche centimetro di polvere copre ogni superficie visibile. Copre mobili in mogano finemente intarsiati, quadri di
    dubbio gusto
    arte moderna e antichi vasi in porcellana con dentro qualcosa che un secolo fa avrebbe potuto essere un mazzo di fiori. Tempio della decadenza.
    Giuseppe non impiegò molto tempo a individuare l'armadietto dei liquori, ancora meno i vecchi inquilini. Due corpi mummificati giacevano nel letto a baldacchino. Un uomo e una donna, a giudicare da quel che resta dei loro vestiti. Tra i due, una piccola rivoltella calibro .38, eloquente causa della morte. Giuseppe prende la pistola, sgancia il tamburo. Quattro cartucce cariche, due bossoli vuoti.

    Più chiaro di così...

    Quasi distrattamente, infila la rivoltella nella tasca posteriore dei jeans. Non si sa mai. Era partito dall'Alveare in cerca di provviste, a saccheggiare appartamenti già saccheggiati da anni di sciacalli. Generi di prima necessità: batterie, munizioni. Alcolici e sigarette.
    Al momento il bottino recuperato ammonta a due bottiglie di bourbon, di cui una piena per metà, e una rivoltella con una manciata di cartucce.

    Poteva andare peggio.

    Giuseppe esce nel terrazzo, ammira il panorama. Quel che resta di una città un tempo all'avanguardia, ora un mucchio di rovine, monumento alla caducità dell'uomo e alla vanità dei suoi scopi.
    Si arrotola una sigaretta, fucile appoggiato alla ringhiera. Finestre senza più vetri lo fissano, simili a orbite senza più occhi. Giuseppe esala il fumo in dense volute azzurrognole, le osserva salire pigramente e andare a perdersi nel cielo terso.

    Improvvisamente, movimento. Giù nella strada.
    Cinquanta, forse sessanta metri, in avvicinamento.
    Giuseppe osserva.
    Figure, in strada. Persone. Uno, due, tre... Sei in tutto.
    Vaganti?
    Giuseppe imbraccia il fucile, canna in appoggio sulla ringhiera.
    Osserva meglio.
    Cinque vaganti, un sopravvissuto.
    Il sopravvissuto pare ferito a una spalla. Non troppo grave, a giudicare dal passo.
    Giuseppe guarda dentro il cannocchiale, prende la mira.
    La detonazione del fucile di grosso calibro squarcia il silenzio.
    Uno zombie cade a terra. Seguito immediatamente da un secondo.

    Ti copro io, CORRI!

    Aziona la leva di armamento, inserisce una cartuccia fresca in camera e prende nuovamente la mira sui vaganti.


    Yeeee!!!

    Narrato
    Pensato Giuseppe
    Parlato Giuseppe
    Parlato altrui

    Vediamo se sono ancora in forma XD
     
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  3. Argental
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    CITAZIONE
    Ti copro io, CORRI!

    Come un sussurro, ma energico e chiaramente rivolto a lui.
    Si guardò intorno mentre l'eco risuonava tra i palazzi diroccati e si attenuava nella densa nebbiolina mattutina, allontanandosi nelle strade cittadine.
    Il freddo punse la spalla ferita e un brivido intenso gli percorse tutta la schiena, quando decise di fermarsi a osservare.
    Precedentemente aveva sentito provenire dall'alto, il suono ovattato di due colpi sparati e quelli che a suo parere sembravano due proiettili da fucile di precisione saettare l'aria; successivamente il rumore lancinante di perforazione e, infine, due tonfi netti.
    Si voltò per confermare la sua tesi e vide due zombie caduti.

    Chi mi sta aiutando?

    Alzò leggermente lo sguardo, appena in tempo per scansare il colpo di uno di loro paurosamente troppo vicino a se, muovendo la gamba in avanti.

    Fine della corsa, sarà meglio darsi da fare ed evitare brutte figure

    Si rivolse verso un secondo zombie vicino.
    Piegando le gambe e concentrando le energie nel braccio sinistro, sferrò uno dei suoi micidiali pugni dritto alla faccia, roteando il braccio e la spalla ferita.
    La faccia della bestia sembrò accartocciarsi sotto il suo pungo, smembrandosi in brandelli di carne putrida.
    Subito, volse lo sguardo verso destra, il terzo di loro si gettò su di lui a braccia larghe.
    Alzò il braccio destro, piantando il gomito sotto il collo del mostro e usando l'avambraccio come un maglio che si abbattette sulla sua schiena, scaraventando lo zombie a terra in uno spasimo confuso e senza vita.
    Si volse verso l'ultimo sopravvissuto con un ghigno:

    E io che pensavo di essere fuori forma...
     
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  4. Ðante¹
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    Il messaggio sembra arrivato a destinazione, rapido come i proiettili che lo portavano. Visibilmente sollevato (nulla riscalda il cuore come un angelo custode con un fucile da bisonti), il sopravvissuto riprende la sua corsa verso la salvezza. Corsa di breve durata. Gli zombies rimasti in piedi gli sono subito addosso.

    E' spacciato

    Dito sul grilletto, Giuseppe osserva la scena. Non può fare molto di più, in realtà. A quella distanza, sparare su uno dei vaganti sarebbe come sparare direttamente sul malcapitato. Troppo vicini. Ma il sopravvissuto sembra cavarsela egregiamente anche da solo, e sopratutto, disarmato (!). Evita di un soffio l'assalto del primo vagante, sferra un violento sinistro in faccia al secondo, il pugno sembra quasi sprofondare interamente nelle carni putrefatte. Rivolge la sua attenzione al terzo, lo butta a terra con una precisa gomitata. L'impatto con l'asfalto disgregato pare spezzargli la schiena.

    Bruce Lee è vivo ed è tra noi, gente!

    Finalmente, il varco che aspettava: Giuseppe sposta l'angolo di tiro, preme dolcemente il grilletto. Il grosso Marlin sussulta imperioso contro la sua spalla, la palla calibro 45/70 impatta alla base del collo del vagante, disintegrando una o due vertebre cervicali. Decapitazione interna. Giuseppe annuisce soddisfatto, mentre scandaglia i dintorni alla ricerca di altre minacce.

    Presto gli spari ne attireranno altri, muoviti!,

    esorta il redivivo Bruslì, facendo scivolare alcune cartucce cariche nel serbatoio del fucile.


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    Bastò un leggero tonfo per metterlo in allerta e costringerlo ad alzare lo sguardo per controllare che non ci fossero minacce serie intorno a lui, e una volta scandagliato a fondo il piano in cui si trovava si rimise a lavorare su quel pezzo di cianfrusaglia che aveva trovato. Non era da tutti i giorni riuscire a trovare componenti elettroniche in condizioni abbastanza buone da poter essere recuperate, anche se per riuscire a trovare una scheda decente aveva dovuto setacciare l'intero palazzo, che un tempo doveva essere stato la sede di qualche compagnia informatica data la mole di computer e parti danneggiate ammassate lungo i corridoi.
    -Odio l'apocalisse, è ufficiale, com'è possibile non riuscire a trovare un minimo straccio di circuito integro all'interno di un edificio che ha più computer che porte? Non riuscì a trattenersi da fare quel commento, d'altronde era già da qualche ora che era in giro per trovare componenti e dopo essersi riempito di polvere da capo a piede e sporcatosi di qualche fluido che probabilmente si sarebbe rivelato grasso da saldatura se vi avesse prestato la minima attenzione, ma non poteva distrarsi visto che le componenti che stava cercando servivano per avere un po' di scorte nel caso si rompessero che ne so, il depuratore, macchinari medici o qualsiasi altro oggetto elettronico necessario alla sopravvivenza della colonia, visto che non potevano decisamente creare processori, resistenze, condensatori ecc. dal nulla.
    Aveva quasi finito di ripulire la scheda da tutti i pezzi che potevano essere salvati che il suono inconfondibile di un colpo d'arma da fuoco risuonò in lontananza facendo scattare un allarme nel suo cervello, e dopo aver messo la scheda nello zaino con un movimento quasi involontario estrasse uno dei suoi coltelli da una tasca per prepararsi ad un possibile scontro, era divenuta un'abitudine velocemente dopo qualche incontro spiacevole con alcuni vaganti poco dopo lo scoppio dell'epidemia. -Ed ecco che la giornata prende una svolta interessante! Prega solo che non ci siano guasti all'alveare fino a domani. Disse a se stesso mentre scendeva le scale alla massima velocità, saltando anche qualche scalino nel processo, e ovviamente grazie al meraviglioso karma all'ultimo scalino che lo separava dal piano terra una dei vani del suo zaino si aprì facendo cadere le bende al suo interno. Una volta rimesse nel loro scomparto uscì dall'edificio a massima velocità, non voleva decisamente imbattersi in uno sciame di vaganti già di prima mattina, fece appena in tempo ad arrivare in strada che un secondo colpo risuonò nell'aria, questa volta era decisamente più chiaro consentendogli di capire più o meno da che direzione provenisse quel rumore e si mise a correre deciso a trovare la fonte, o meglio la persona che aveva esploso quei colpi, nel caso ci fosse bisogno di aiuto. Sperava solamente di arrivare li in tempo, o che non ci fosse bisogno del suo aiuto almeno, oramai aveva imparato troppo bene quello che poteva succedere se non prestavi molta attenzione ai tuoi dintorni...




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  6. Argental
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    LA FASE ROSSA



    CITAZIONE
    Presto gli spari ne attireranno altri, muoviti!

    Stavolta, seppe percepire da dove venisse la voce e senza farselo dire due volte, si affrettò a raggiungere il compare.
    Compare è sicuramente qualcuno che ti aiuta senza conoscerti e ,sicuramente, Umberto gli era riconoscente.
    Certo, lui non si sarebbe sfacciatamente arrischiato cosi tanto se non fosse stato sicuro di se stesso ed infatti, giocare ad ''acchiapparello'' con 5 zombie rappresentava bene la sua autostima; ma comunque valeva la pena di sorridere, fare amicizia e mostrarsi riconoscente, quanto meno per garbo. Una virtù che si andava perdendo di questi tempi e da esercitare ad ogni eventuale occasione.
    Umberto rifletteva sulle virtù decadute, dimenticate da coloro troppo impegnati a sopravvivere piuttosto che alla pratica della civiltà.
    Il Rosso Sangue aveva ricoperto e macchiato ogni sana pratica civile.
    Non poteva che rattristarsi a quel pensiero.

    Raggiunse frettolosamente il compare,facendo leva sulle sue muscolose gambe e si presentò:
    Umberto Napolitano, piacere disse, porgendo la mano del braccio destro che ancora pulsava per lo sforzo precedente.

    Grazie per l'aiuto di poco fa continuò scrutando prima l'uomo e poi la sua pericolosa arma.

    Un arma poderosa concluse, scrollando le spalle cariche del suo maestoso arco e della faretra, incurante della ferita.

    Poco prima dell' epilogo nemico, il cielo si era velocemente oscurato come se fosse sul punto di piovere;
    Umberto volse lo sguardo al cielo senza badare più alle presentazioni e lo scrutò: Non delle nuvole ad oscurare il sole, annebbiato, come per una eclissi!

    Stupito dall'avvenimento, mosse alcuni passi verso il parapetto del terrazzo, osservando il panorama mentre aggrottava le sopracciglia in una smorfia preoccupata e l'orizzonte si macchiava di porpora.
    Cosa sta per succedere?

    Oggetti:

    1) Arco storico ad impianto moderno con frecce.
    ...Lo ha costruito da sé, aiutato solo dal suo ingegno…In legno di Bosso modellato secondo un tradizionale metodo ebanistico, l’arco sfoderato raggiunge una lunghezza di 2 metri circa… Esso è arricchito da un sofisticato marchingegno che permette di piegare il riser inalterandone la rigidità cosi da poter sistemare l’attrezzo alle spalle. Si tratta di un arco storico riadattato cosi da permettere al giovane di usare frecce classiche e moderne. I due flettenti sembrano non avere limiti di flessibilità tanto da permettere ad Umberto di usare la sua strepitosa forza per scagliare dardi ‘’supersonici’’.
    Mi spiego: Agendo sui flettenti con incredibile potere fisico, l’energia elastica potenziale è tale che ,quando si trasferisce sulla freccia e diventa energia cinetica di un moto rettilineo la rapidità del colpo raggiunge quasi quella di un proiettile…L’impatto della freccia con il suolo è devastante, flagellando il luogo di piccole o grandi voragini, perforando pietre e disintegrando il legno.

    - Freccia a cuspide trivellante: Punta a spirale aureo di acciaio.
    Non subisce interventi sulla variazioni di direzione. Moto che necessità un’incredibile forza per essere efficace: Se Umberto si applica, la freccia perfora la roccia, velocissima e devastante all’ impatto con il suolo.

    -Freccia moderno in legno, alluminio e carbonio.

    -Freccia tradizionali in legno, leggerissime e per il lunghissimo raggio.

    -Fiala di veleno. Per bagnare le punte delle frecce.

    -Fiala di paralisi. Per bagnare le punte delle frecce. Come il veleno, anche il siero paralizzante è stato fatto appositamente da un chimico amico del giovane incontrato alla colonia…

    2) Guanti di pelle e maglia di ferro. Ideali per sferrare pugni violenti e poderosi.

    3) Tuta resistente inspessita da una maglia di ferro.
     
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  7. Ðante¹
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    Tempo pochi minuti e il sopravvissuto si affaccia sull'uscio. Visto da vicino, più che un uomo pare un camion con rimorchio. Statura elevata, spalle larghe, muscoli come putrelle d'acciaio. Un arco lungo in spalla, sua unica arma. Faccia da duro se mai ce n'è stata una, ma modi affabili. Giuseppe lo conosce di vista, è uno dell'Alveare.

    Umberto Napolitano, piacere, si presenta il colosso.
    Giuseppe accetta la mano che gli porge,
    Giuseppe, risponde laconico.

    Grazie per l'aiuto di poco fa

    Da quel che ho visto, te la saresti cavata comunque, Giuseppe annuisce con un mezzo sorriso, mentre Umberto sembra interessato a lui e al suo fucile.

    Un arma poderosa.

    Io lo chiamo Bastone della Medicina, illustra mostrando il grosso lever-action.
    Grosso calibro e lunga gittata. Proprio quel che ci vuole per uccidere gli spiriti cattivi.

    I convenevoli finiscono lì. Il cielo sereno si oscura rapidamente, il repentino cambiamento attira la curiosità dei due uomini. Sembra l'inizio di un'eclissi.
    Cattivo presagio?
    Giuseppe osserva la sfumatura violacea che sta assumendo il cielo, colore come di ferita infetta. Un fenomeno naturalissimo, eppure così mistico.

    Quel momento di contemplazione dura molto poco. La sua attenzione viene presto spostata sulla strada. Piccoli gruppi di vaganti sbucano dalle traverse laterali, simili a pattuglie in avanscoperta. Prime avvisaglie di un grosso problema.

    Arrivano., informa.
    Questa eclissi potrebbe essere la nostra migliore alleata. Col favore del buio e un pò di fortuna potremmo sgattaiolare fuori prima che arrivi il grosso della marmaglia. La mia moto è a un paio di isolati da qui.

    Giuseppe scruta il suo compagno di sventura, concentrandosi sull'arco che porta. Estrae la piccola rivoltella trovata poco prima, ne controlla il tamburo prima di porgergliela. Assieme a una mezza dozzina di cartucce, tutto ciò che sia riuscito a trovare in quella casa.

    Se usciamo là fuori, questa potrebbe fare la differenza, suggerisce. La luce del solo si fa per qualche istante più intensa, prima di iniziare gradualmente a offuscarsi.
    Sai usarla?


    Narrato
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    Riassunto: Giuseppe avvista qualche gruppetto di zombie quà e là, avvisa Umberto e gli porge una rivoltella a canna corta a canna corta e relative munizioni.
     
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  8. |Hayley|
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    [Heike Schwarz]


    Aprire e chiudere: senz'altro si era rivelata l'attività della giornata.
    Un armadietto, un cassetto, scatoloni. Si sorprese del nulla che potesse contenere un luogo tanto dimenticato. Si morse il labbro e si spostò, facendo attenzione a non inciampare tra i cumuli di macerie, o tra i rampicanti che ormai avevano attanagliato ogni cosa, come dimostrazione del fatto che chi comandava lì, oramai, non era più chi aveva innalzato quelle strutture decadenti.
    Sospirò, e appoggiò la mano ai mattoni che ancora cercavano di fare la differenza, nonostante non ci fosse più una parete tra loro.
    Quella facciata non esisteva più, era solo una grande finestra su uno spettacolo per nulla dignitoso.
    Deve essere qui, da qualche parte. ponderò tra sé, mentre una mano cercava nella tasca il motivo della sua presenza lì.
    Aprì un foglietto ripiegato, evidentemente, con molta velocità non troppo tempo prima e scorse velocemente ciò che aveva scritto all'interno.
    Il campione raccolto è stato rinvenuto nei pressi dell'incubatrice, a est. Nessun'altra notizia, decesso breve in seguito al recupero di chi si era occupato della missione.
    Lesse a voce basse, ma comunque udibile a sè stessa... o alle piante, come se non fosse in grado di tenere i pensieri all'interno della sua testa.
    Potrebbe essere ovunque e da nessuna parte. E potrei morire per un mero tentativo.
    Portò entrambe le mani alla fronte, tirando indietro i capelli, leggermente sudata a causa della preoccupazione.
    Sgranò gli occhi e si bloccò, quando alle spalle, al di là della porta che la separava dal corridoio, sentì il chiaro scricchiolio delle assi, segno che qualcuno ci stava camminando sopra.
    Tenne il fiato e velocemente mosse la mano alla scarsella, estraendone i pezzi della cerbottana. Iniziò a montarli, senza nemmeno guardare cosa stava facendo, mentre a passo felpato si appropinquava alla porta, intenzionata a sbirciare dalla fenditura.
    Tre vaganti, che pacchia.
    Roteò gli occhi, estraendo un dardo e assicurandosi che potesse essere uno adatto allo scopo, caricò l'arma e mosse una mano alla maniglia.
    Attese.
    Fu appena un istante dopo che uno di loro si voltò, sentendo, con tutta la probabilità, il suo odore, ma non gli diede il tempo di scattare: spalancò la porta e sparò un colpo, dritto al centro alla circonferenza che avevano formato tra loro, e in un istante esplose.
    I pezzi si sparsero ovunque , il sangue dipinse le pareti ormai sciape.
    Deglutì, facendo qualche passo indietro.
    Altri rumori, provenienti dal basso, era arrivato il momento di togliere il disturbo.
    Corse indietro, verso la parete distrutta, e conscia dell'altezza non considerevole si gettò di sotto, rotolando sul selciato, morbido d'erba.
    Si poggiò agli avambracci e si tirò su, pronta a rialzarsi, e fu allora che la notò, a causa della sua ombra che tanto velocemente stava cambiando forma-
    Un'... eclissi?
    La cosa sembrava turbarla più di quanto non fosse necessario, ma ci avrebbe pensato dopo. In alto, da dove era appena precipitata, un'orda di estranei si stava preparando a prendere il suo esempio per inseguirla.
    Non li aspettò, ovviamente, e iniziò a correre tra i vicoli, senza l'intenzione di voltarsi indietro.
     
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    Era pienamente consapevole di essersi cacciato nei guai da solo per aver seguito il rumore di uno sparo che probabilmente aveva attirato anche tre quarti dei vaganti nel raggio di un miglio, come se già il fatto di non essere andato nella direzione totalmente opposta non fosse stato un temendo errore. La strada da dove aveva sentito esplodere i colpi doveva essere per forza quella dato che non c'erano molte altre vie abbastanza larghe per uno scontro e il suono era stato di qualche fucile di grosso calibro, ma l'aveva trovata vuota se non per qualche vagabondo smaciullato sull'asfalto ed alcuni gruppi non troppo numerosi che stavano arrivando da alcune laterali, sengno evidente che si stava avvicinando un orda. Un cambio di colore nel cielo gli fece rizzare i peli lungo la schiena, sapeva benissimo quanto ciò fosse naturale ma non poteva fare a meno di pensare che fosse un brutto presagio, tutto si stava dipingendo di varie tinte di rosso dando un non so che di maligno ad un panorama che già non risultava essere il massimo dell'allegria. Si guardò intorno, per cercare la persona che aveva dato origine a tutto quello, d'altronde non voleva essersi fatto tutta quella strada di corsa per ritrovarsi solamente ad affrontare dei vaganti, dopo qualche secondo vide dei movimenti provenire da una delle case li vicino e si mosse all'istante verso il suo nuovo obbiettivo, balisong in mano ed un leggero nodo alla gola, non sapendo esattamente cosa aspettarsi.
    Una volta arrivato all'entrata la voce di due uomini gli fece tirare un sospiro di sollievo, e quando gli ebbe raggiunti si chiese seriamente anche solo il motivo per cui aveva pensato che avessero avuto bisogno del suo aiuto, erano entrambi abbastanza muscolosi per reggere uno scontro fisico, senza tener conto che uno dei due aveva le dimensioni di un armadio a quattro ante e la sua figura creava un certo timore.
    -Ehm, non per sembrare rude o maleducato, ma non so voi, visto l'ammasso di gentaglia non indifferente che si sta accumulando penso ci convenga levare le tende il più alla svelta possibile a meno che non vogliate farvi strada attraverso un orda. Sapeva perfettamente di non essere stato esattamente gentile, ma sinceramente le presentazioni le avrebbero potute rimandare a quando sarebbero tornati all'alveare sani e salvi, in quel momento la sua preoccupazione principale era sopravvivere ad un branco di zombi che volevano ridurlo a brandelli ed il fatto di non conoscere il nome dei due non gli avrebbe cambiato molto la vita.
     
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  10. Argental
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    L'ECLISSI




    Fasi di un'eclissi totale :
    Primo contatto esterno: il profilo vero della Luna è tangente esternamente al bordo del Sole.
    Primo contatto interno: il profilo vero lunare è tangente internamente a quello solare; inizia la totalità.
    Totalità: è chiamata anche fase massima o di massimo oscuramento della luce del Sole.
    Secondo contatto interno: termina la totalità.
    Secondo contatto esterno: il profilo vero lunare è tangente esternamente al disco del Sole; termine dell'eclissi.

    Socchiuse gli occhi e respirò profondamente.
    Un brivido gli percorse la schiena e stese la colonna e le spalle, cercando di rilassarsi.
    ragiona umberto si disse, mentre rallentava il respiro, contando i secondi, e ascoltava il battito cardiaco decelerare.
    Una goccia di sudore gli segnò la fronte corrucciata, sagomando la guancia, quando percepì l'avvento di un'altra persona sul terrazzo e le sue parole ruppero il silenzio.
    Quando la goccia toccò il pavimento, aprì gli occhi, fissando l'orda di Zombie nell'orizzonte e la luna urtare la sfera solare.
    L'eclissi è iniziata concluse, digrignando i denti.

    Dopo l'apocalisse, l'era moderna era piombata in un nuovo Medioevo: intrappolata tra un passato dimenticato, un presente oscurato dalla paura del buio e un futuro afflitto dall'incertezza e l'ignoto. Questo triangolo, aveva radicalmente modificato lo spirito mercenario dell'uomo che si rifugiava in una vita ''primordiale'' campestre, fatta di piccoli piaceri e aveva risposto alla paura del buio con il silenzio e la caverna, barricandosi e tappando le orecchie.
    Le eclissi erano diventate uno di quei fenomeni di cui avere seriamente paura e da evitare come la peste: il ceppo mutageno riceveva una insolita forza durante la fase notturna del giorno, quando i raggi lunari erano più intensi e l'eclissi totale, all'apice della sua manifestazione, rendeva i mutanti robusti e incredibilmente forti.
    Si trattava di una voce, questa, mai del tutto confermata...sino ad oggi.

    Muoviamoci! disse ai suoi compagni.

    Un urlo femminile, una ragazza sbucava sulla via principale, poco avanti l'orda che correva verso di loro.
    Ma è Heike! esclamò perplesso. Non vedeva la promettente biologa dalla prima fase di Annihilation.
    Corrì eruttò in un boato forte e secco quando comprese che la ragazza era diventata il nuovo bersaglio del nemico.

    Schiuse l'arco che portava in spalla, posizionandolo steso sul parapetto, prese 3 frecce di legno e le scoccò rapidissimo, colpendo 3 dei nemici, troppo vicini a lei.
    Continuando, prese una freccia trivellante e, concentrando più forza, mirò in cielo.
    La freccia saettò, colpendo lo spazio creatosi tra Heike e gli zombie. L'urto distrusse l'asfalto, squarciando il suolo in una esplosione di detriti e polvere che escluse solamente la fuggiasca.
    Sperava di ostacolare e rallentare l'avanzata nemica, cosi da permettere all'amica di recuperare metri.

    Ragazzi, in azione! ordinò mentre, di nuovo, un brivido gli percorreva la schiena.

    Amici, volevo suggerire un modo per continuare, per rendere la role più appassionante. Anche per voi, se vi può stuzzicare la cosa! C:
    Queste sono le fasi dell'eclissi e vorrei che ognuno di voi ne riportasse una. Ognuno di voi ha libertà di scelta e conclusione in ogni fase e la persona che lo segue deve adattarsi e scegliere a sua volta come vanno i fatti.
    Ho iniziato io: l'eclissi inizia
    poi Dante --- Primo contatto interno: il profilo vero lunare è tangente internamente a quello solare; inizia la totalità.
    poi Hayley --- Totalità: è chiamata anche fase massima o di massimo oscuramento della luce del Sole.
    poi dead ---Secondo contatto interno: termina la totalità.
    poi io, in conlusione --- Secondo contatto esterno: il profilo vero lunare è tangente esternamente al disco del Sole; termine dell'eclissi.

    Ho riportato i personaggi nell'ordine di come stiamo ruolando, se non vi piace, postate dopo chi volete xD


    1) Arco storico ad impianto moderno con frecce.
    ...Lo ha costruito da sé, aiutato solo dal suo ingegno…In legno di Bosso modellato secondo un tradizionale metodo ebanistico, l’arco sfoderato raggiunge una lunghezza di 2 metri circa… Esso è arricchito da un sofisticato marchingegno che permette di piegare il riser inalterandone la rigidità cosi da poter sistemare l’attrezzo alle spalle. Si tratta di un arco storico riadattato cosi da permettere al giovane di usare frecce classiche e moderne. I due flettenti sembrano non avere limiti di flessibilità tanto da permettere ad Umberto di usare la sua strepitosa forza per scagliare dardi ‘’supersonici’’.
    Mi spiego: Agendo sui flettenti con incredibile potere fisico, l’energia elastica potenziale è tale che ,quando si trasferisce sulla freccia e diventa energia cinetica di un moto rettilineo la rapidità del colpo raggiunge quasi quella di un proiettile…L’impatto della freccia con il suolo è devastante, flagellando il luogo di piccole o grandi voragini, perforando pietre e disintegrando il legno.

    - Freccia a cuspide trivellante: Punta a spirale aureo di acciaio.
    Non subisce interventi sulla variazioni di direzione. Moto che necessità un’incredibile forza per essere efficace: Se Umberto si applica, la freccia perfora la roccia, velocissima e devastante all’ impatto con il suolo.

    -Freccia moderno in legno, alluminio e carbonio.

    -Freccia tradizionali in legno, leggerissime e per il lunghissimo raggio.

    -Fiala di veleno. Per bagnare le punte delle frecce.

    -Fiala di paralisi. Per bagnare le punte delle frecce. Come il veleno, anche il siero paralizzante è stato fatto appositamente da un chimico amico del giovane incontrato alla colonia…

    2) Guanti di pelle e maglia di ferro. Ideali per sferrare pugni violenti e poderosi.

    3) Tuta resistente inspessita da una maglia di ferro.


    Edited by Argental - 31/5/2016, 22:59
     
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  11. Ðante¹
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    Gli spari di Giuseppe sono stati come la campana di chiesa, chiamano a raccolta ogni tipo di vagabondo. Compreso questo energumeno che irrompe nell'attico, coltello in mano come un teppista. Il meccanico barbuto si volta, fucile spianato.

    Ehm, non per sembrare rude o maleducato, ma non so voi, visto l'ammasso di gentaglia non indifferente che si sta accumulando penso ci convenga levare le tende il più alla svelta possibile a meno che non vogliate farvi strada attraverso un orda, è la trafelata presentazione del nuovo arrivato.

    Giuseppe si rilassa, abbassa la canna del fucile. Non sembra una minaccia. E, tutto sommato, non ha tutti i torti. E' proprio il caso di alzare i tacchi, già.

    Muoviamoci!, la voce di Umberto, stavolta. Appena prima di imprecare e iniziare a scoccare frecce giù in strada.

    Pare che stia arrivando qualcun'altro...

    Una sorta di esplosione, giù in strada. Giuseppe si affaccia al parapetto. Una ragazza fugge da un gruppo di vaganti, una specie di voragine tra lei e i suoi inseguitori. Detriti sparsi ovunque, una nube di polvere sospesa nell'aria che si fa sempre più scura. E' la luna che incontra il sole, bacio nostalgico di due amanti troppo lontani.

    Primo contatto interno: il profilo vero lunare è tangente internamente a quello solare; inizia la totalità.

    Un fenomeno antico quanto il mondo, ispiratore di leggende vecchie quanto l'uomo. Carico di significati arcani, magici. In tempi passati, oscuri, indicava una nuova epoca, fugace stasi tra passato e futuro.
    Dopo, niente sarà più lo stesso.
    In questo tempo, presente ugualmente oscuro, nuove leggende nascono, si fanno strada nella superstizione dei sopravvissuti. Si dice che non vorresti, "mai e poi mai", trovarti là fuori quando la luna incontra il sole. Si dice che anche le bestie più deboli diventino resistenti come orsi. Feroci come cani idrofobi. Quasi invulnerabili, implacabili anime dell'inferno con un solo obiettivo: distruggere. Si dice.

    Pare proprio che stavolta lo scopriremo.

    Giuseppe spara alcuni colpi di fucile, vaganti cadono in un eruzione di sangue quasi disseccato e putridi frammenti organici. Puro fuoco di copertura. La ragazza è ormai nei pressi dell'uscio. Giuseppe e i compagni di disavventura si fiondano giù per le scale, pronti a farsi strada con le unghie e coi denti, oltre la morte, verso la salvezza.

    La Falcone lo aspetta due isolati più in là. Poche centinaia di metri, ma avrebbe potuto pure essere sulla luna: i vaganti convergono sulla Main Street come mosche su una tonnellata di merda. In cui i quattro sopravvissuti sono immersi fino alle gengive.

    Giuseppe stringe l'impugnatura del fucile, pronto al combattimento.


    Narrato
    Pensato Giuseppe
    Parlato Giuseppe
    Parlato altrui

    Condizioni fisiche: illeso
    Condizioni psicologiche: all'erta

    Abilità/manovre usate: N.N.

    Equipaggiamento:
    Medicine Stick (vedi scheda), munizioni residue: 5+14
    Walther (vedi scheda), munizioni residue: 7+7
    Arresoja (idem come sopra)

    Abbigliamento: Jeans, stivali da cowboy, t-shirt grigia. Cinturone con fondina per la pistola sul fianco destro, cartucciera con le munizioni per il fucile di traverso al torace.


    Riassunto: Usciamo in strada, giusto in tempo per vedere zombie sbucare un pò dappertutto. Tanti, almeno una ventina.
    A voi, boys!
     
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  12. |Hayley|
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    Non riusciva a essere lucida, i suoni erano ovattati, le immagini si rifrangevano come se fosse in atto uno scompenso: non ce la faceva più.
    Il sudore aveva preso piede sulla fronte, delle gocce si erano fatte strada, percorrendo con insolita velocità il setto nasale, per poi diramarsi ai lati del volto, i muscoli del polpacci avevano iniziato a tirare più del dovuto, il battito cardiaco era accelerato tanto da assomigliare a un martello pneumatico pronto a disgregare una strada.
    Di lì a poco avrebbe interrotto la corsa lei stessa, o sarebbe stato il suo corpo a costringerla.
    La velocità rallentò, sottoposta al passo sempre più irregolare, le mani dei vaganti a pochi centimetri, i polpastrelli deteriorati quasi a sfiorare con la pelle d'oca della ragazza.
    Se mi fermo mi ammazzano, porco d... addirittura i suoi pensieri blasfemi vennero interrotti in quel momento, quando una voce, seguita da un aiuto, vennero dall'alto.
    Fu quasi un incentivo, e lei lo colse al volo, accelerando il passo, in preda a un'improvvisa scossa di Adrenalina.
    Quando sentì chiaramente il pavimento esplodere dietro di sé, si concesse di riordinare i pensieri.
    Umberto!
    Sì prese quell'istante di tempo per dedicarsi finalmente a ciò che aveva bisogno: estrasse una pastiglia da un portapillole che aveva prontamente estratto da un astuccio e ne ingerì una.
    Sembrò che tutta la stanchezza precedente fosse svanita, non appena l'effetto di primo passaggio, insolitamente rapido per un medicinale, fu eseguito.
    Si mosse con un'agilità non palesata fino a quel momento, e quando ormai il rosso sopra di lei era fu più vivido del sangue che aveva visto spargere da quelle bestie avevano sparso si rese conto che l'esclissi era giunta quadi al culmine.
    E infatti eccola, puntuale come un'orologio: la totalità.
    L'androne era stato raggiunto, ma si bloccò sulle scale, decisa a non far proseguire la corsa nemica fino a quella alleata.
    Assunse rapidamente un'altra pillola e fece roteare la cerbottana nella propria mano, prima di caricare un dardo, preparando il colpo a quando quella massa di zombie non fosse giunta alla soglia, e solo all'ora rilasciò il colpo, facendo esplodere in contemporanea quasi una dozzina di loro.
    Sorrise soddisfatta.
    Il sorriso scomparve.
    Il sudore riprese a scendere, e questa volta non fu per la stanchezza.
    S-si rialzano! SI RIALZANO!
    Le sue grida riecheggiarono con tanta veemenza sulle pareti da giunsere ai propri compagni qualche piano più su, mentre si consumava, davanti al suo sguardo sconvolto, la scena disgustosa di quei frammenti che tornavano a muoversi, nonostante non fossero più attaccati al corpo centrale, fino a tornare a congiungersi ad esso.
    Si voltò, pronta a salire il più in alto possibile, ma quando si voltò per capacitarsi della gravità della situazione, vide con sdegno ciò che fino a quel momento aveva cercato con tanto impegno e fatica.
    Le piante aliene erano lì, ma non come se lo sarebbe aspettata.
    Ricoprivano uno di quei mostri, totalmente, ma non uno qualsiasi... il più grande in assoluto.
    E ora?

    Edited by |Hayley| - 1/6/2016, 10:54
     
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    I'm just a lie, a lie that allows you to live

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    Non sapeva se quello che stava accadendo in quel momento era qualcosa di stupendo od orribile, sapeva solamente che quando arrivava un eclissi le cose non adavano mai a finire bene, e quel sentimento di incertezza sembrava essersi insinuato nelle loro menti contro la loro volontà, come una risposta viscerale del cervello ad un qualcosa che nonostante la sua bellezza non prometteva nulla di buono. All'inizio quella di catapultarsi in strada per raggiungere la moto di uno dei suoi compagni di sventura era sembrata una buona idea, ma una volta arrivati all'uscio si erano resi conto di quanto fosse cresciuta l'orda di zombie nel frattempo e avevano tutti e tre constatato che sarebbe stato più semplice barricarsi dove erano e difendere la posizione. Stavano risalendo le scale quando sentirono l'urlo di Heike rieccheggiare, e dalle sue parole la situazione non doveva essere esattamente il massimo, ed una volta che li raggiunse si fiondarono nell'appartamento e chiusero la porta.
    Secondo contatto interno: termina la totalità.
    Dovevano almeno sbarrare la porta se volevano sperare di sopravvivere a quel bestione che era qualche piano più in basso e che in poco tempo sarebbe arrivato a bussare.pensare.
    Voi due pensate di riuscire a sbarrare la porta in modo che quel obbrorio e gli altri non riescano ad entrare mentre io ed Heike pensiamo ad un modo per levarceli di torno in una volta sola? disse rivolgendosi ai suoi compagni, aveva in mente un piano per uscire da li senza che nessuno dei suoi compagni potesse rimetterci la pelle, si trovavano solamente al secondo piano del palazzo e questo voleva dire che non c'erano molti metri tra loro ed il terreno sottostante, ma se volevano riuscire ad arrivare fino a i loro mezzi incolumi dovevano riuscire a distrarre il resto della massa e farli convergere li mentre loro sgusciavano via, ed il modo più comodo per fare ciò era con un piccolo ordigno, sapeva esattamente come costruire un sistema per fare si che si potessero allontanare tranquillamente senza il rischio di saltare anche loro, ma il problema era che le sue nozioni di chimica non erano perfette e gli sarebbe servita una mano per trovare le sostanze giuste. Non è che percaso hai qualche conosci le nozioni di base per costruire un esplosivo o comunque le componenti necessarie, vero? disse questa volta rivolgendosi ad Heike, non c'era molto da cui attingere li dentro a parte bombolette spray, detergenti, alcool, ed una bombola del gas mezza vuota. Sperava vivamente che tutto funzionasse, dato che non aveva esattame te voglia di finire all'altro mondo quel giorno.
     
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  14. Argental
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    Osservò il ragazzo che dava ordini perplesso, lasciandolo concludere e muoversi. Egli si rivolse poi a Heike pretendendo di essere ascoltato.
    Forse non aveva compreso i ruoli e i ranghi dei presenti...
    Non mi conosce, non ci siamo nemmeno presentati si sforzò di essere comprensivo.
    Sospirò mentre osservava Giuseppe posizionarsi dietro la porta a cercare di mantenerla. Si erano barricati dentro un appartamento: loro 4 all'interno; un orda di zombie all'esterno.
    L' ingresso della stanza era piccolo ed angusto, largo un metro e mezzo e profondo 3, oltre il quale si apriva un ampio living illuminato da 2 vetrate che affacciavano sulle retrovie. Due porte in fondo alla stanza, dal lato destro delle vetrate, lontano da loro, portavano probabilmente al bagno ed alla camera. Un loft essenziale e non molto curato.

    L'eclissi aveva infuso un insolito potere agli zombie: l'abilità di rigenerarsi. Inoltre, alcuni di loro, si erano potenziati nella stamina e nella costituzione. Umberto ne aveva notato uno in particolare che, dopo l'esplosione e la successiva rigenerazione, era diventato gigantesco; rivelando una strana coltura attecchire alla sua pelle e ricoprirlo totalmente.
    Ci mancava anche il mostro delle paludi... si disse, sardonico.
    Ragionava rapidamente, mentre i compagni cercavano una scappatoia dall'inferno che si era scatenato.
    Cosa fare...? L'eclissi gli dà forza, sono diventati invincibili...Un ordigno, sta suggerendo l'eroe di turno...Inutile! Li ho visti ricomporsi!...e allora cosa...?
    Si sforzava di trovare una soluzione, crogiolandosi nell'intenzione di agire e maledicendo ogni momento di indecisione.

    L'eclissi! sbottò, come illuminato da un idea.
    Poggiò la schiena alla porta, facendo leva sulle gambe e spinse con forza.
    Dobbiamo solo temporeggiare! Aspettare che l'eclissi termini...
    Guardò il cielo, oltre le vetrate, constatando che non tutto era perduto come sembrava.

    Secondo contatto esterno: il profilo vero lunare è tangente esternamente al disco del Sole

    Sorrise compiaciuto.
    Basterà aspettare e tenerli fuori... concluse.
    E poiché sembrava troppo facile per essere vero, le cose si complicarono: La porta deperiva sotto i colpi incessanti dei valicanti, finché il mostro delle paludi ne frantumò una doga con un pugno, poco sopra la spalla ferita di Umberto.
    Un leggero pizzico lo punse alla ferita che aveva dimenticato, mentre prendeva a due mani l'avambraccio del mostro, tirandolo a se, saldo alla porta. Nonostante tutto, cercava di non perdere la posizione e di impedire al nemico di sfondarla, per quanto possibile.

    Tirò con tutta la sua forza, torcendo il braccio e riuscendo a spezzarlo.
    Si morse il labbro, trattenendo il respiro e gonfiando i muscoli tesi nel momento torcente, fino allo snervamento dei tessuti, quando, con il viso ormai paonazzo, fece leva sugli addominali, strappandogli la carne al gomito.
    Lanciò il suo sudato bottino al suolo, premendolo sotto lo scarpone, poiché continuava a muoversi, come se fosse dotato di vita propria.
    Respirò a fondo, riprendendo fiato dopo lo sforzo immane, in un bagno di sudore e vittoria.

    Sperò che fosse finita li, almeno per un minuto, mentre constatava che era questione di secondi prima che la porta si sfasciasse.
    Heike, prendi un campione da questo braccio o prendilo tutto, cazzo, e SCAPPATE!
    Urlò calciandolo contro il vetro dalla finestra, mentre la porta cadeva e spingeva Giuseppe verso la stanza, per non venire travolti dall'orda di Zombie.
    Senza voltarsi, fece leva sulle gambe, preparandosi a saltare giù dalla vetrata, sperando di essere seguito dai suoi compagni.

    Edited by Argental - 3/6/2016, 17:18
     
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  15. Ðante¹
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    La luna sopra di loro continua la sua ascesa, la tinta rossastra del sole va rapidamente scurendosi, come sangue versato che va a seccare. Immane piaga purulenta che si trasforma in colossale cancrena, quasi a simboleggiare il nuovo ordine mondiale.

    Mala tempora currunt

    I quattro sopravvissuti fanno rapidamente dietrofront, unica possibilità per non ritrovarsi circondati in campo aperto. Il giorno è improvvisamente diventato notte. Si rifugiano nell'androne buio, salgono le scale, la bionda di retroguardia a coprire la ritirata. Lancia qualcosa con una cerbottana. Un ordigno esplosivo. Zombies esplodono in un unica emulsione cremisi. Sangue frammisto a frammenti organici di varia natura vola attraverso la soglia, affresca pareti già luride. Impercettibile sospiro di sollievo da parte di Giuseppe.

    Troppo presto.

    Di cose schifose, negli ultimi anni, Giuseppe ne ha visto tante. Più di altri Hivers. Ma la scena che si svolge davanti ai suoi occhi le batte tutte. Arti e frammenti di arti, schegge ossee, brandelli di tessuto, tutto inizia a vibrare, a tremare, a strisciare sul terreno, a convergere verso i corpi da cui sono stati separati, sino a ricongiungervisi. Una scena degna dei peggiori splatter. E in mezzo allo schifo, si erge illeso uno dei più colossali figli di puttana che Giuseppe abbia mai dovuto visto. Un ammasso di carne putrefatta alto più di due metri e grosso come un camion con rimorchio. Il tutto letteralmente ricoperto di rampicanti e fiori dai colori impossibili, blasfema unione tra regni diversi.

    Maccheccazz...

    Qualunque cosa sia, non vuoi affrontarla. Scappa!

    I quattro si rifugiano dietro la prima porta aperta. Porta che si affrettano a sbarrare. Passati tutti gli altri, Giuseppe e Umberto ci si fiondano contro con tutto il peso, cercando di sfruttare al meglio quei pochi minuti che avrebbero avuto a disposizione. Il ragazzo e la bionda cercano di concordare assieme un qualche tipo di ordigno, i due piantoni iniziano a sentire i primi impatti da dietro la porta.

    Non reggerà a lungo.

    Giuseppe puntella gli stivali contro uno spigolo, fa forza con ogni singola fibra muscolare. Cedere equivale a morte certa.

    L'eclissi!, grida Umberto alla sua sinistra, col tono di chi ha appena avuto un'idea geniale.
    Dobbiamo solo temporeggiare! Aspettare che l'eclissi termini...

    Già, l'eclissi. Eclissi che là fuori sta ormai giungendo al termine, il cielo buio va riprendendo la sua tinta rossastra, che gradualmente schiarisce. Eclissi che potrebbe essere la causa dei strani poteri degli infetti. Una volta conclusa, dovrebbero perdere questa loro capacità mai vista prima...

    E dopo dovremo comunque sfuggire a un orda di vaganti incazzati neri, ma vabbè...

    Come a dar voce ai pensieri di Giuseppe, la porta inizia a cedere. Schegge di legno volano per la stanza, un avambraccio poco più sottile di una sequoia viene partorito dalla porta. Avambraccio ricoperto di rampicanti.

    Cazzo!

    E' Umberto a intervenire, con la sua stazza immane. Afferra quel braccio, applica momento torcente. Fa leva con tutto il suo peso, i muscoli tesi nello sforzo. Lo schiocco secco della cartilagine che si separa sembra quasi una fucilata. Non basta. Umberto tira ancora, il volto paonazzo dallo sforzo. Stavolta il rumore è uno sfregamento, uno strappo lento. Fibre muscolari indebolite dalla putrefazione, pelle non più tanto elastica. Quel colossale arto viene letteralmente sradicato dal suo precedente proprietario e gettato in terra, dove comincia a dibattersi, simile alla coda mozzata di un rettile.

    Heike, prendi un campione da questo braccio o prendilo tutto, cazzo, e SCAPPATE!
    Umberto calcia il macabro trofeo attraverso la stanza e spinge Giuseppe da un lato, mentre la porta dietro di loro cede definitivamente. I quattro dell'Ave Maria si lanciano verso la finestra, saltare dal secondo piano sembra l'unica alternativa. Giuseppe corre a ritroso, scarica il Bastone della Medicina sui vaganti che varcano la soglia.

    Stavolta sembrano restare giù!

    La destra di Giuseppe pompa ritmicamente come un mantice la leva di armamento, bossoli incandescenti eruttano dall'otturatore ad ogni colpo. Il boato del fucile di grosso calibro rimbomba tra le pareti, stupra le orecchie dei presenti. Un Marlin calibro 45/70 sulle lunghe distanze è in grado di abbattere un bisonte. A distanze così ravvicinate, ha più o meno l'effetto di un obice di artiglieria. Dovunque colpisce squarcia carne, frantuma ossa, fa scoppiare vene.

    Qualche zombie cade,
    troppo pochi
    e viene subito sostituito da altri vaganti. L'uomo rampicante ormai privo di un braccio resta indietro, protetto dalla massa di infetti davanti a lui. Giuseppe getta in spalla il fucile ormai scarico, i suoi compagni hanno ormai saltato la finestra. Estrae la piccola automatica dalla fondina, lancia un rapido sguardo al di fuori. Due piani non sono molti, ma lui ha sempre avuto paura delle altezze.

    Non ho paura di cadere. Quello di cui ho paura è il momento in cui smetti di cadere e cominci a essere morto.

    I vaganti dietro di lui incedono, braccia protese pronte a ghermirlo. Niente più esitazioni. Giuseppe salta. Attutisce la caduta alla meno peggio, buttandosi di lato appena tocca il suolo. Qualche livido qua e là, ma a prima vista niente di rotto.

    La mia moto è da quella parte. Voi avete idee migliori?, propone ai compagni.


    Narrato
    Pensato Giuseppe
    Parlato Giuseppe
    Parlato altrui

    Condizioni fisiche: illeso
    Condizioni psicologiche: all'erta

    Abilità/manovre usate: N.N.

    Equipaggiamento:
    Medicine Stick (vedi scheda), munizioni residue: 0+14
    Walther (vedi scheda), munizioni residue: 7+7
    Arresoja (idem come sopra)

    Abbigliamento: Jeans, stivali da cowboy, t-shirt grigia. Cinturone con fondina per la pistola sul fianco destro, cartucciera con le munizioni per il fucile di traverso al torace.
     
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25 replies since 22/5/2016, 18:27   425 views
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