Holocaust ACT I

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    Sebsatian Reed era al lavoro da un abbondante paio d'ore, insieme ai suoi fedelissimi compagni Monroe e McCullin.
    La mattinata era nel pieno del suo svolgimento, attorno alle dieci, ma l'aria del parco continuava ad essere tremendamente fredda e invernale.
    Il sole faceva capolino fra le fronde degli alberi in quella minuscola oasi di felicità all'interno dell'Alveare.
    Un'oasi di felicità che qualcuno aveva orribilmente deturpato.
    Dopo aver fatto un altro giro di ricognizione, alla ricerca di qualche dettaglio che poteva essere sfuggito in precedenza, l'investigatore chiamò a raccolta i suoi aiutanti e amici di lunga data.

    E' una bella merda, non trovate? disse con tono lapidario e conciso.

    Hai ragione Bas, è quantomeno... inquietante gli fece eco McCullin, passandosi una mano fra i capelli ricci e arruffandoli ancora di più.

    La cosa veramente inquietante è che, chiunque abbia compiuto questo scempio, NON è un Infetto.
    Ma senza dubbio è altrettanto feroce.
    concluse Jason Monroe, il più alto e allampanato dei tre.

    Dopo queste riflessioni ad alta voce, i tre si voltarono quasi contemporaneamente verso la sagoma in gesso del cadavere e nella mente di ognuno di loro si materializzò l'orrendo spettacolo a cui avevano fatto fronte qualche ora prima.
    Michael Kiessling era un uomo come tanti altri, all'interno dell'Alveare. Sulla cinquantina, lievemente sovrappeso per questioni di costituzione, con qualche capello bianco ma con molte, moltissime rughe in più del previsto.
    Rughe figlie della sofferenza. Kiessling viveva da solo da un paio di anni ormai, da quando sua moglie Sarah era morta a seguito di una brutta cancrena.
    Da allora Michael Kiessling, che in passato era stato un militare proprio come i tre investigatori, si era ritirato a vita privata nella sua casetta poco distante dal parco. Nessuno lo aveva più incontrato in giro, anche perché l'unico momento di aria fresca che era solito concedersi, coincideva con orari scomodi e immersi nella più torbida fase della notte.
    Michael Kiessling era un solitario.
    E allora chi avrebbe potuto avvicinarlo, nel corso delle sue scampagnate notturne nel parco e conciarlo in quel modo?
    Quando Reed aveva rinvenuto il corpo, ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non voltarsi a vomitare, nonostante i suoi occhi fossero abituati alla vista del sangue e degli sfaceli della guerra.
    Kiessling giaceva sulla schiena, adagiato su una panchina, con la pancia completamente aperta. L'odore del sangue era così forte in quel luogo che anche dopo che Reed e i suoi uomini aveva rimosso il corpo, l'olezzo stantio e pungente aveva continuato ad aleggiare. Dalla pancia del malcapitato mancava il fegato, che era stato asportato dal killer. E ala spalla destra non c'era attaccato alcun arto.
    Un criminale di tale entità andava fermato il prima possibile.
    Sebastian Reed cominciò a camminare in tondo, lasciando che il suo abito scuro volteggiasse a causa del freddo venticello.

    Mi auguro che qualcuno risponda alla nostra richiesta di aiuto. Chiunque sia questo killer va acciuffato. Rapidamente.

    La parola "Rapidamente" parve riecheggiare nel silenzio mortifero di quel parco.
    I tre uomini rimasero immersi nelle loro macchinazioni private per un paio di minuti, quando Monroe interruppe il silenzio.

    Bas, ma credi che... il Dottore potrebbe aiutarci?

    Reed guardò stupefatto il suo amico di lunga data, prima che McCullin gli risparmiasse la fatica di rispondere:

    Ma sei scemo James? Il Dottore?

    Beh sì cazzo, quello è un uomo geniale. rispose Monroe, stizzito per il tono vagamente sarcastico del suo compagno.

    Nessuno di noi oserebbe mettere in dubbio la genialità di Adam Zugzwang.
    Ma pensi che i nervi del povero Doc meritino una pressione tale?


    Sebastian Reed era seriamente combattuto.
    Se da una parte il suo amico aveva avuto una buona idea infatti, gli sembrava decisamente fuoriluogo chiedere a Zugzwang di partecipare all'indagine.
    Soprattutto per Rebecca.


    Ordine di posting libero. Arrivate al parco per un motivo x, potete aver già sentito parlare dell'unità di Reed e volete unirvi all'indagine oppure potete anche essere capitati lì per caso.
    Dopo voi due mi infilerò io :)


    Edited by Sin Sguardoscuro - 22/12/2013, 13:45
     
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    Quel mattino mi ero svegliato abbastanza tardi per i miei standard, circa alle dieci per essere precisi, la tranquillità regnava sovrana nella mia abitazione, arraffai del caffè del giorno precedente dal frigorifero e mi destreggiai nella miriade di cianfrusaglie che inondava la zona giorno.
    Sorbii quella specie di liquido petroleoso, sperando che mi aiutasse a rimettere in moto i neuroni, dopodiché indossai qualcosa di leggero, il solito ed eterno paio di jeans, una maglietta tirata fuori a caso dal cassetto, ed optai anche per un paio di occhiali, visto che il sole quel giorno era particolarmente forte. Quando mi richiusi la porta di casa alle spalle, notai che gran parte della gente era scura in volto e discuteva sommessamente, ma riuscì ad udire qualche stralcio di conversazione.
    Hai sentito di Kiessling ?
    Adesso non siamo nemmeno più al sicuro qui dentro!
    Credo che per un po' di tempo non mi avvicinerei più al Parco se fossi in te...
    Ho sentito che una squadra di investigatori di è messa alla ricerca di indizi giù al Parco e cerca anche volontari per le ricerche

    Probabilmente si tratta di un omicidio, ma chi potrebbe essere così pazzo da uccidere un'altra persona, sarà meglio andare a fornire manforte a quegli investigatori..
    Mi diressi verso il Parco, e intanto il Sole mi bersagliava con i suoi raggi, mentre le foglie scosse dal vento producevano una melodia molto lugubre.
    Una volta raggiunta la mia meta, mi guardai un po' intorno, cercando con lo sguardo gli investigatori, quando li individuai mi diressi verso di loro a passo svelto, e una volta raggiunti mi presentai a loro.
    Piacere, James Redfield, ho sentito dell'accaduto e sono accorso il prima possibile, in caso serva una mano per qualsiasi cosa sono disponibile .
    Notai con un po' di rammarico di essere il solo, per il momento, ad essere venuto a dare un aiuto con le ricerche.
    Nessuno con un po' di buonsenso per contribuire alla risoluzione del caso, neanche Reira o Irvine?
     
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    Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini

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    Se si vive una volta sola, vivo col cuore in gola

    Era tanto tempo che ad Irvine non veniva affidata una missione del genere. Era una delle pedine fondamentali nello scacchiere dell'Hive ed ormai veniva impiegato quasi raramente. Non a caso era divenuto il capitano del corpo di guardia della colonia, meglio noti come protettori, ed aveva ormai impiegato tutte le energie per difendere l'isola della libertà. Era molto cambiato da quando era arrivato all'Alveare ormai tantissimo tempo addietro. Era frutto di uno strano esperimento, riuscito fin troppo bene, non era abituato al comando ma viveva comandato, ormai tutto questo non esisteva più. Adesso era un umano, o quasi, a tutti gli effetti e la scoperta del dolce e dell'acre sapore dei sentimenti, gli aveva cambiato la vita. Era inutile nascondersi dietro un dito, era diventato più umano di quanto temesse, più di quanto il suo stesso corpo non desse ad intendere.
    Con la nuova consapevolezza di sé stesso aveva scoperto di essere anche molto portato per il comando. Nonostante tutto le unità a lui affidate non fallivano una missione, qualsiasi essa fosse. Così alla fine aveva dovuto cedere e lasciare il campo di battaglia per dedicarsi ai meno consoni compiti del comandante. Non gli piaceva molto, in ogni caso guidava ancora personalmente gruppi abbastanza numerosi durante le missioni esterne.
    Che seccatura, oggi pare che battaglie vere le vedrò col binocolo.
    Le questioni più importanti che creavano subbuglio nell'Hive erano quelle sociali interne. Dopo l'esplosione ed il contagio, la diffusione del virus aveva distrutto praticamente ogni forma sociale. Il nuovo agglomerato coloniale aveva visto una pace interna duratura ma da qualche anno la sicurezza estrema cui i protettori avevano sottoposto l'Alveare aveva iniziato a far nascere dissapori all'interno della stessa società, di per sé molto varia.
    Homo homini lupus.
    Non era consuetudine ancora, ma ormai erano diversi i crimini che si verificavano all'interno dell'Hive. I protettori non avevano stabilito con precisione una procedura giudiziaria, ma le carceri non erano certo previste dal nuovo statuto. O'Connor non aveva comunque intenzione di far perdere tempo più di tanto al corpo di guardia.
    Al parco pareva ci fosse scompiglio, eppure il sole era toccava così delicatamente la pelle che quasi sembrava promettere che non sarebbe accaduto nulla di fastidioso. Sotto una luce così intensa i capelli biondi di Irvine Kenneas brillavano quasi come fossero fatti di oro puro. Giunto al parco il comandante si approssimò alla scena del delitto. Un certo Michael Kiessling era stato assassinato, pareva fosse un ex-militare o qualcosa del genere, era stato uno dei primi collaboratori di O'Connor quando la colonia era stata fondata pochi anni prima, ma aveva deciso che non era più così giovane da continuare a dare una mano.
    Mi affidano a casi in cui gente che non vuole combattere viene uccisa. Non so se sia un bene o un male che sia stato ucciso. Doveva però ammettere che un tale gesto non poteva essere tollerato ed andava punito.
    Tra il quartetto sul quale il comandante posò gli occhi c'era un volto abbastanza noto, si trattava di James. Il tipo che una sera al bar aveva millantato di poter diventare invisibile e che addirittura aveva scoperto qualcosa riguardo il Lyrium, non aveva indagato oltre anche per gli avvenimenti che avevano coinvolto lui e Calandra immediatamente dopo ma la sensazione quel tipo nascondesse qualcosa era più che un semplice sospetto.
    Siete gli investigatori suppongo, sono stato assegnato al caso Kiessling. Disse avvicinandosi al gruppo. Sono il capitano dei protettori, Kenneas Irvine. Presenzierò le indagini assicurandomi che la pena venga eseguita per l'omicida.
    I suoi occhi azzurri si posarono su James e lo fissarono, vacui ed indifferenti, eppure severi, era un saluto orgoglioso. In un secondo momento notò il corpo della vittima. Gli ordini in questione sono chiari: il corpo non può stare conciato così all'aria aperta, deve essere epurato o l'odore potrebbe attirare infetti qui alla colonia. Bisogna dargli fuoco o avvolgerlo in un sacco di plastica.
    Quello che alla maggior parte della gente poteva sembrare schifoso e decisamente da vomito ad Irvine non faceva alcun effetto. Le lacerazioni della vittima, allo stomaco, erano un normale effetto della guerra, e dire che aveva visto di peggio non sarebbe che stato un leggero eufemismo.
     
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    Mentre i tre investigatori meditavano ancora se valesse la pena di coinvolgere il misterioso Dottore, un giovane si avvicinò a loro con passo spedito.
    Non poteva certamente essere lì per caso, la voce del tremendo crimine si era sparsa piuttosto rapidamente fra i membri dell'Alveare e per questo motivo, anche se non in via del tutto ufficiale, erano stati allontanati tutti i curiosi dal verdeggiante parco che per il momento restava chiuso.
    Di conseguenza, i tre dedussero che il ragazzo dall'aria sveglia che marciava a passo svelto verso di loro, avesse raccolto la loro richiesta di aiuto e si stesse preparando ad unire le sue capacità a quelle del team di investigazione.
    Sebastian Reed si allentò lievemente la cravatta e colmò gli ultimi metri di distanza, raggiungendo il nuovo arrivato e porgendogli la mano.
    Dopo che l'uomo si presentò come James Redfield, l'investigatore privato diede una rapida botta ai convenevoli.

    Piacere di conoscerla, mister Redfield. Io sono Sebastian Reed e questi sono i miei soci Jason Monroe e Donald McCullin.

    I due uomini salutarono James in modo sbrigativo e il solo McCullin si fece lo scrupolo di alzare una mano in un rapidissimo cenno.

    Verrà messo al corrente di tutti i fatti il prima possibile, ma se non è contrario prima di cominciare preferisco attendere. Magari qualcun'altro si unirà alla caccia e a me non piace ripetere le cose.

    Il tono di Sebastian Reed era educato e le parole erano state misurate con attenzione, eppure la sua grande forza di spirito trapelava come un'aura attorno alla sua figura. Forse i determinati occhi grigi avevano contribuito a tradirlo.
    Subito dopo, alla compagnia si avvicinò un altro giovane, dall'aria tenebrosa e dal passo sicuro.
    Il giovane si presentò fin da subito come il capo dei Protettori e, come tale, appena arrivato si sentì in dovere di fornire ai tre delle indicazioni sul trattamento del cadavere.
    Gli occhi di Reed fiammeggiarono e si fissarono dritti dentro alle pupille del nuovo arrivato, ma prima che l'uomo calvo potesse aprire la bocca, alle sue spalle Monroe lo anticipò:

    Oh, i Protettori! Che immensa fortuna, non credo che senza i tuoi consigli da boy scout riusciremmo a risolvere il caso.

    Il tono pesantemente ironico e sarcastico irritò Reed, ma allo stesso tempo gli fece piacere. Se infatti non vedeva l'utilità di perdere tempo in inutili dissapori fra gli uomini della sua equipe, anche lui si era sentito infastidito dall'atteggiamento da deus ex machina del nuovo arrivato.

    A cuccia Jason, non vorrai spaventare il pivello. gli fece immediatamente eco McCullin.
    I due uomini si scambiarono un cenno di intesa, ma Reed comprese che era il caso di interrompere la possibile diatriba prima ancora che si verificasse.

    Ora basta.
    Signor Kenneas, grazie per aver risposto alla richiesta di aiuto. Io e i miei compagni abbiamo intenzione di esaminare ancora un po' il corpo, ammetterà che le sue condizioni fanno presumere una violenza inaudita.


    La verità era che Reed stava cercando qualcuno che sapesse dargli notizie più precise sul cadavere. I suoi esperti occhi erano comunque quelli di un profano, non aveva mai studiato medicina legale o chirurgia.
    Eppure, conosceva un uomo che era stato immerso nella chirurgia per lungo tempo, prima di essere rapito dai misteri del cervello umano e diventare uno psichiatra.
    La necessità di rivolgersi ad Adam Zugzwang cresceva ogni minuto.

    Ho postato io solo per velocizzare le cose. Andate avanti voi due, come preferite. Ross potrà unirsi alla quest quando riuscirà^^
     
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  5. ~Ross
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    Parlato Pensato Narrato



    Reira sapeva che suo fratello, come medico dell'Alveare, era molto impegnato con i turni in Ospedale e che era per questo motivo che non era mai presente a casa, ragion per cui fu notevolmente sorpresa nel vedere Kenta inginocchiato davanti al basso tavolino del soggiorno intento a far notte su mucchi e mucchi di fotografie, fogli e appunti. Non era mai successo che si portasse il lavoro a casa. Quando in un momento di distrazione del fratello lesse tra i documenti il nome Kiessling, Reira comprese perché suo fratello avesse deciso di occuparsi in maniera privata di quel misterioso caso. Aveva sentito parlare di un efferato omicidio commesso nel parco dell'Alveare, ma tutto ciò di cui era a conoscenza era il cognome della vittima. Di certo si trattava di un caso spinoso, in quanto metteva in discussione, per la prima volta da quando era arrivata in quel posto, la difesa dell'Alveare. Se l'Alveare era a rischio, anche suo fratello lo era, specialmente se era coinvolto nelle indagini, e fu proprio per questo che Reira decise che unirsi alla causa e monitorare le cose dall'interno avrebbe potuto dimostrarsi più utile. Dopo aver raccolto le sue armi sgattaiolò rapidamente verso la porta, sperando che suo fratello, assorto nel suo lavoro, non si accorgesse di lei.
    CITAZIONE
    Dove credi di andare, Neechan?

    Reira si girò lentamente, guadagnando il tempo necessario per mostrarsi naturale. Doveva aspettarselo, Kenta la conosceva fin troppo bene.
    Ad allenarmi in caserma, non aspettarmi.
    Qualcosa di rosso e leggero che poi identificò come una cartellina le piovve in faccia. Reira la osservò confusa, spostando lo sguardo dall'oggetto a suo fratello.
    CITAZIONE
    Dalla a chi si sta occupando del caso. E vedi di non combinare guai.

    Kenta non si smentiva mai, dopotutto. Le sue intenzioni gli erano state chiare sin da subito, ma, nonostante le raccomandazioni che qualcuno rivolgerebbe solo ad una bambina viziata, le aveva implicitamente concesso di immischiarsi nuovamente in affari più grandi lei.
    Era per questo motivo che adesso si trovava nei pressi della distesa verde del parco, cercando di non far caso all'odore disgustoso del corpo dilaniato a qualche metro di distanza da lei. Riconobbe, oltre ad un gruppo di uomini che non aveva mai visto, James, il collega di suo fratello e Irvine, il suo superiore.
    Sono il soldato Reira Akai. Mio fratello, il dottor Kenta Akai, mi ha chiesto di dare questo fascicolo a chi si sta occupando del caso, ma vorrei contribuire alla causa, se possibile.
     
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