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    Il tatuaggio era il segno dell'uomo in carcere, l'arte lugubre dei reclusi e dei condannati.


    Tempo nemmeno una settimana che sono di nuovo in gioco per volere di altri. Forse hanno frainteso, avranno capito che una volta data la disponibilità per una missione, avrebbero potuto chiamarmi sempre a loro piacimento. Che palle. Stavolta la destinazione è quel che resta della Foresta Nera, farcita di infetti e animali geneticamente modificati pronti a saltarti alla gola. La cosa che destesto è proprio il fatto di andarci, poi che mi mandino a documentare altre specie di infetti è un altro discorso... Non sono uno zoologo ma l'unico che sappia disegnare decentemente e con una voglia di vivere maggiore rispetto a quelli che abbracciano gli alberi e la natura. Finocchi.
    Ad ogni modo, mi muovo contro voglia da casa e mi trascino forzatamente verso l'uscita Ovest che è tutta sorvegliata da bravi soldati pronti a mitragliare chiunque non sia vivo. Una volta mi sarebbe piaciuto entrare nell'esercito ma gli anni in galera sono stati un addestramento migliore, sfido chiunque a resistere dieci anni senza farsi fare il culo da tutti a turno. Ad ogni modo sono là che aspetto il tizio che mi hanno appioppato per la missione, lavorerei meglio da solo ma preferisco avere sempre il solito piano di emergenza in caso di assalto impossibile. No, non mi faccio scrupoli e mi interessa solo la mia incolumità.
    Quanto cazzo ci vuole per iniziare? lo chiedo più al nulla che allo stronzo nero che piantona la porta. Fosse per me, non lo farei nemmeno avvicinare al mio cibo ma non comando io. Pazienza. Guardo l'orologio e sono in anticipo, detesto aspettare. Credi che mi daranno un negro come te, eh? cerco di ridere ma a quanto sembra, quello il senso dell'umorismo l'ha lasciato in Africa. Sarebbe un fottuto scherzo del destino se fosse veramente così; cioè sto per andare nell'Eden - che adesso somiglia più a una foresta tropicale da quante stronzate è stata imbottita - con un nero al seguito, sarebbe come un ritorno in famiglia. Rido da solo e mi conquisto occhiate di disprezzo che per me sono come acqua fresca. Decido di accendermi una sigaretta e aspetto la principessa che dovrà arrivare.

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    E' il complesso che fa l'uomo non un particolare, più pretendo da me stesso più mi sento mancare.

    La pioggia lasciava spazio alle nuvole più leggere, quelle che dalla terra vediamo bianche levarsi alte nel cielo. Anche il sole passava ogni tanto ad illuminare le giornate sulla piccola comunità del Hive. Irvine era rimasto per molti giorni insensibile a tutto questo. Lo stato di fermo cui era stato sottoposto dai protettori gli impediva di intraprendere viaggi all'esterno della colonia umana. Per circa dieci giorni il protettore rimase chiuso nel proprio appartamento in Caserma. Il numero di soldati si era assottigliato parecchio da quando era giunto al Hive quasi un anno prima, i due commilitoni con i quali aveva fino ad allora diviso la stanza erano scomparsi ormai da diversi mesi lasciandolo praticamente in una singola a tre letti.
    Il protettore era rimasto praticamente chiuso nella caserma per quasi sette giorni. Non mangiava più con i protettori e non svolgeva più le attività che erano loro uso. Ormai soltanto in pochi bussavano alla sua porta per portargli da mangiare, ma non esisteva riconoscenza per loro. Un cuore di ghiaccio non poteva certo sciogliersi con così poco, soprattutto se s'era appena trasformato in un iceberg.
    Da quando aveva ricevuto le suo nuove armi non era ancora praticamente riuscito a usarle. Le due asce fatte da Calandra con il metallo alieno gridavano forte di volere sangue. Poteva quasi sentirne il loro richiamo: il gusto per la battaglia non sarebbe svanito mai dalla sua mente. Perfino in quel momento riusciva ad ascoltarlo.
    All'alba del settimo giorno un protettore bussò alla sua porta con degli ordini, finalmente.

    Ho compreso tante cose, ma non ne potevo più di stare chiuso li. Inoltre mi serviva una scusa.
    I progetti che ormai covava da tempo l'avrebbero portato a scelte più o meno drastiche. D'altronde per non compiere uno scempio di vite avrebbe avuto bisogno di una scusante, che era giunta proprio in quel momento.
    Una gran bella missione.
    Come previsto trovò tutto quando al cancello principale della colonia. M'buwa faceva la guarda al cancello principale dal lato interno ed era in compagnia di un tipo molto stravagante. Non che lo fosse per aspetto, ma in quanto a modi e motivazioni pareva assai meno umano di altri.
    Luogotenente Kenneas, - l'amico dalla pelle nera aveva subito notato l'arrivo del protettore, a differenza dell'altro che invece era di spalle- l'aspettavamo. Porti questo cazzone bianco dove merita di stare: nella giungla senz'alberi.
    I modi di M'buwa non erano certo migliori di quelli di altri protettori ma a differenza di altri era un brav'uomo ed un eccellente soldato, lo dimostrava il fatto che fosse ancora vivo.
    La persona dall'identità ignota invece aveva l'aspetto di un carcerato, era sicuramente un criminale, un reietto che avrebbe meritato di marcire più tra gli zoombie che tra gli uomini, d'altronde vista l'inopia di militanti si accettava quasi di tutto.

    Irvine scrutò la situazione con gli occhi inespressivi senza proferire una parola. Lo sguardo vagava dal criminale al protettore di colore, non era difficile dire da che parte sarebbe stato.
    Apri il cancello.
    Ordinò senza aggiungere altro si avvicinò al reietto.
    Andiamo.
    Disse secco al suo nuovo compagno di missione.
    Io sono Irvine, non parlare più con i protettori all'ingresso, intesi?
    Poi senza attendere risposta, che era retorica, si diresse all'esterno del cancello dove ad attenderli c'era un jeep militare con tanto di mitragliatore montato.
    <b>Sai guidare?
     
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    Sto ancora fumando e mi rendo conto di quanto mi piaccia e mi rilassi sentire quei cancri scivolarmi dentro i polmoni. Sempre meglio che morire sbranato dai quei cosi. Sono tutto concentrato nell'aspirare che la voce del nuovo arrivato e del negro mi sembrano solo il fastidioso ronzare di un insetto notturno. Do l'ultima boccata e lascio che la cicca cada al suolo, muovo il piede e la stritolo sull'asfalto per spegnerla. Mi sento molto dio quando faccio così anche se non c'entra niente.

    CITAZIONE
    Apri il cancello. Andiamo.

    Suona come un ordine e a me, gli ordini, non sono mai piaciuti. Mi volto e vedo un biondo con gli occhi chiari, caucasico e dai tratti vagamente nord-europei. Il fatto che abbia indosso una tuta della vecchia swat mi fa pensare che sia o un ex soldato o un ex sbirro, in ogni caso non fa per me. Non mi trovo a mio agio con le autorità, circa da sempre.

    CITAZIONE
    Io sono Irvine, non parlare più con i protettori all'ingresso, intesi?

    Il tono non mi piace, il fatto che sia bianco e simpatizzi per quell'aborto della giungla mi infastidisce. Sennò che fai? Mi dai una lezione, mi sbatti dentro? Mi avvicino a lui con fare minaccioso, porto il mio petto all'altezza del suo e punto lo sguardo in quello freddo del tizio. Vuole ordinarmi di comportarmi bene ma ha sbagliato modo e io queste cose me le lego al dito, circa da sempre.
    Probabilmente l'ho intimorito o forse non vuole cominciare una rissa davanti ai suoi amici per paura di sfigurare, nella mia esperienza quelli che si sentono più grossi sono sempre le merde dell'ultimo gradino della scala sociale. In ogni caso rispondo alla sua domanda a tono. Certo, potremmo anche chiederlo al negro là dietro. Mi si apre il sorriso smagliante delle grandi occasioni e indico il tizio col pollice. Ma non mi fido della feccia. Perciò ci penserò io. Mi sento così accondiscendente certe volte che mi stupisco di me stesso. Salgo sul mezzo, giro la chiave nel quadro e ingrano la prima, poi la seconda e di conseguenza fino alla quarta. Alta velocità e voglia di finire in fretta quella rottura sono le principali cause del mio correre veloce verso l'Eden. Non parlo durante il viaggio, probabilmente Irvine avrà molto di cui lamentarsi sui miei comportamenti ma me ne farò una ragione.

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    Di giorno o di notte nella stanza buia, chiudo gli occhi e resto nella stanza con le mie paure.

    Vuole farsi decapitare?
    Aveva pensato Irvine mentre quello gli veniva incontro a petto gonfio, in segno di sfida.
    Sembra più un tacchino, anzi un pollo.
    Forse non era umano, ecco perché ce l'aveva con gli altri umani. Irvine non riusciva a capire quali pretesti animassero la mente degli uomini, addirittura scontrarsi ed offendersi a vicenda trovando pretesti quali il colore della pelle. Tanto valeva ammazzarsi per il colore dei capelli allora, no?
    In ogni caso lo superò uscendo dal cancello.
    Il problema non è trovarsi dentro. Esordì andando alla macchina. E' restare chiuso fuori che dovrebbe preoccuparti. Se si uccideva o si attaccava un membro del Hive non si finiva in prigione ma fuori dalla colonia, e questo non era affatto conveniente. A confronto la cella di una gattabuia sarebbe sembrata paradisiaca.
    In ogni caso salirono sulla jeep ed il criminale, che non aveva rivelato il nome, prese il posto di guida. Irvine si sedette comodo dietro appoggiato alla mitragliatrice mobile. Rifletteva su cose dette.
    Perché sosteneva che M'buwa non potesse guidare? Conosceva quel protettore e sapeva benissimo che era in gamba, sapeva guidare eccome. Intanto la macchina sfrecciava velocemente creando trambusto ma senza smuoverlo di un centimetro. Perché non avrebbe dovuto fidarsi? Gli uomini sono strani, averci a che fare è stata una cattiva idea. Non riusciranno mai a sconfiggere il virus in queste condizioni.
    In poco tempo giunsero al limitare dell'Eden, la parte del bosco più segnata dal virus, ed addentrarsi in quella selva significava morte certa per qualsiasi persona ordinaria.
    Quando la macchina si fermò Irvine saltò giù scrutando intorno a sé, v'era uno strano odore.
    Cominciamo la missione esplorativa.
     
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    CITAZIONE
    E' restare chiuso fuori che dovrebbe preoccuparti.

    La sua frase mi fa ridere, ma proprio forte. Non è che sono un novellino in fatto di omicidi e sopravvivenza, mi trovo meglio in ambienti disagiati in cui necessito di massima concentrazione. Gli agi e i comfort sono belli all'inizio ma poi che mi rimane? Un bel cazzo di niente e un sacco di grasso sul culo, quindi meglio muoversi e attivarsi che finire vegetativo su un divano a guardare la tv. Se ci fosse ancora una tv da guardare.
    Il viaggio verso l'Eden è tranquillo, guido come una fottuta divinità e non riesco a rilassarmi se sono altri a trasportarmi - a meno che non sia qualcosa di veramente sciccoso. Il tipino è seduto sul sedile posteriore con lo sguardo concentrato come se si stesse sforzando di capire qualcosa di mistico. Sembra un alienato e detto da uno che ha passato più tempo dentro che fuori è assai strano. Quando fermo la macchina, quello scende e si mette a guardarsi intorno. Scuoto la testa e sospiro, vorrei fumare ma l'odore del tabacco potrebbe renderci visibili prima del tempo e così cedo a me stesso. Scendo dalla macchina e mi sgranchisco la schiena, stiracchiando ogni singola vertreba in uno scrocchio sordo. Prendo lo zaino e me lo getto sulla schiena, dentro c'è il blocco di carta e in un astuccio le matite e i carboncini, metto la pistola dentro la fondina ascellare e nelle tasche mi infilo due caricatori di riserva. Metti che quello non riesce a pararmi il culo mentre disegno, la mia anima infesterà quel cazzo di buco di città fino a che non scoppi il sole. Bene finocchietto. i miei esordi sono sempre i migliori, a volte nemmeno mi impegno. Sulla mappa di O'Connor manca l'ovest della foresta, perciò il piano è questo: noi andiamo fino ai limiti della zona conosciuta e poi cerchiamo un'altura. Osservo, disegno, memorizzo e tu mi pari il culo. sorrido con un ghigno e mi sistemo meglio le cinghie dello zaino. Mi raccomando, non farti fottere da qualche scimmia troppo cresciuta. Finito il mio monologo - applausi grazie! - mi incammino verso la foresta con tanto di passo celere. Quando siamo a tipo dieci minuti di cammino, mi ricordo le buone maniere e mi presento come le persone civili. Ah, già. Io sono Zven. Nemmeno mi giro, accenno appena al movimento con la testa e poi ritorno con lo sguardo fermo davanti a me, non sia mai che qualcuno ci trovi.

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    La vittoria era a due passi. Praticamente non restava che coglierla e tornare indietro. La missione esplorativa aveva uno scopo ben preciso: il tizio di nome Zven sapeva disegnare bene, era un esploratore e quindi avrebbe disegnato una cartografia della foresta. A cosa occorreva una cartografia? Certo non era una zona che il prudente O'Connor avrebbe deciso di conquistare.
    La tattica attendeista del capo della colonia non era condivisa da Irvine. Dopo tutto gli uomini disponevano di armi in grado di abbattere qualsiasi cosa, avrebbero dovuto avanzare e conquistare più zone invece di restare rinchiusi tra le mura di filo spinato ad aspettare di morire di fame, cosa che prima o poi sarebbe successa.
    Finocchietto? Pensò il protettore tra sé e sé camminando alle spalle del cartografo. Non era propriamente un'offesa essere finocchi, o sbaglio? Significava che gli piacevano gli altri uomini, ma non aveva senso.
    Che senso ha cercare di riprodursi con un uomo? Gli uomini non possono avere figli, i maschi si accoppiano con le donne. Perché mai dovrei accoppiarmi con un uomo?
    Irvine si grattò la testa da cui spuntavano capelli biondi senza quasi capire le parole del suo compagno. Era troppo strano quello che diceva.
    Non lo capisco perché dovrei accoppiarmi con un uomo? Lasciamo stare glielo chiederò un'altra volta.
    In sostanza non aveva nemmeno compreso l'offesa e gli occhi azzurri fissavano in continuazione il paesaggio.
    Si diressero verso ovest risalendo un piccola collinetta dalla quale scrutare il selvaggio west della foresta. Era una delle missioni più insensate che avesse mai compiuto. Zven si mise a disegnare.
    Dovrei coprirgli il culo? Ha i pantaloni, perché dovrei coprirgli una cosa che è già coperta? Ci pensò su qualche istante. Forse intende dire che devo proteggerlo. Questi umani non sanno mai quello che vogliono, confondono le donne con gli uomini e si coprono i culi con i pantaloni.
    Estrasse l'ascia dalla cintola brandendola con la mano destra ma la tenne bassa adiacente al corpo ed inizio a girare dall'altra parte della collina guardando in direzione del Hive, alle spalle del cartografo.
    I lupi si stanno agitando. Forse uno di loro potrebbe venire qui a cercarmi. Probabilmente quello dell'altra volta vuole vendetta ma stavolta non può battermi, sono armato. Il problema è se ne arrivasse più di uno, per ciò che riguarda gli altri infetti sono ben poca roba.
    Erano li da appena cinque minuti, buttò un occhio al disegno che iniziava a prendere forma. La carta sembrava dettagliata e ritraeva quasi tutte le insenature, le grotte della zona e i dintorni del bosco, valle compresa. Era una buona visione periferica, qualcosa di cui andare fieri. Peccato che l'utilità di quell'azione era totalmente inutile.
    Da quando in qua si pensa agli ordini?
    Gli ordini erano fatti per essere eseguiti, non esisteva ma o però. Il criminale disegnatore, invece, sembrava l'opposto di lui, si inalberava quasi immediatamente appena qualcuno gli parlava, non amava essere offeso né tanto meno ricevere ordini.
    Dove hai imparato a disegnare?
    Gli chiese in maniera fredda con un tono quasi disinteressato, ma in realtà aveva fatto lui la domanda. Non lo faceva apposta, era proprio così che si rapportava. In realtà voleva qualche informazione su quello Zven.
     
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    Il tipo non sembrava neanche scalfito dalle sue offese, cioè di solito la gente usciva di testa e cominciava a menar le mani oppure tentava di difendere i bei diritti degli altri. Un paio di comode stronzate che a tutti piace sentire per poter vivere bene nel loro piccolo mondo ozioso, a me non fotte niente dei diritti e di quello che tizi esaltati avrebbero potuto fare. Di fatto non mi piace nemmeno sapere di essere uno di quelli, mi considero diverso e migliore. Sono il meglio per me e per gli altri, che mi importa se vengo visto come uno squilibrato? Pazienza.
    Sotto i piedi il terreno è così duro a causa della siccità che neanche lascio impronte, sto attento a non inciampare e ho le orecchie pronte a captare qualsiasi rumore che non sia io o Irvine. Fortunatamente non sembra che quelle cose si siano accorte di noi, meglio così, infatti raggiungiamo l'altura in poco più di mezz'ora e nessuno ci ha attaccato. È sospetto ma pazienza.
    Mi metto su un grosso sasso che sembra quasi un trono e tiro fuori carta e matite. Prima di ogni opera ho bisogno di rilassarmi, roteo il collo e scrocchio le dita delle mani, sto dando un'occhiata generale quando lo sento. L'arte, il disegno, vuole uscire dalla matita e vuole essere vista. Padre di quello che faccio, nasce un intero mondo e come tramite uso le mie dita. Sono fiero di quello che so fare, sono un'artista e un pioniere dell'arte su pelle... Questo non me lo può negare e togliere nessuno, è mio e sono io. *

    CITAZIONE
    Occhio!: Riesce a orientarsi in posti nuovi in poco tempo, riuscendo anche a visualizzare - e in seguito disegnare - una mappa del circondario in poco tempo. Il senso dell'orientamento è sviluppato.

    Respiro e poi poggio la grafite sul foglio e comincio. Non sono mai riuscito a spiegarmelo ma funziona così, io non mi lamento mi piace e mi rende tranquillo. Datemi una penna e disegnerò l'evoluzione del mondo sul muro del cesso di un autogrill.

    CITAZIONE
    Dove hai imparato a disegnare?

    Sono quasi cinque minuti che va avanti e io sono quasi felice di quello. La domanda del tizio ariano arriva inaspettata ma non è nuova. Tutti mi chiedono come ho imparato a disegnare, non sapendo che il talento non si impara ma lo si ha a prescindere da ogni cosa. Sono indeciso, sto zitto e lo mando a cacare oppure faccio la persona per bene? Opto per la seconda, dopotutto non ho niente da perdere. Come sono gentile oggi. È un talento, il talento non si impara. Lo si ha e basta. Non stacco gli occhi dal foglio e ogni tanto butto qualche occhiata al paesaggio. Ho approfondito alla scuola d'arte e poi mi sono dedicato alla pelle umana. È una delle tele migliori. Non spiego niente, lascio la frase in sospeso. Che fraintenda, ho fatto il tatuatore per quasi dieci anni e so ogni cosa di del mio lavoro, che me ne fotte se un pivello crede che scuoia le persone?

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    Tra le anime nere, dove il male si arrampica sulle costole poi infetta le molecole.

    Di che cosa parla costui?
    Si chiese Irvine osservando Zven che disegnava. Non era possibile che credesse a sciocchezze come il "talento". D'altronde era tipico degli umani, il loro modo per sentirsi speciali ed in pace con sé stessi era quello di credere che le loro abilità fossero scritte nel dna e che soltanto loro ne fossero in possesso.
    Era come dire che in un certo senso un altro non sarebbe mai riuscito a fare le stesse cose che riusciva a fare lui e questo avrebbe reso speciale quell'abilità. In realtà la stessa esistenza di Irvine sconfessava quella irrazionale teoria: gli uomini erano in grado di fare tutto. Nessuno di loro nasceva con qualità prestabilite, potevano imparare anche a suonare in tarda età senza mai essersi avvicinati ad uno strumento musicale.
    Gli uomini erano attratti da ciò che gli piaceva di più ed in base a quelle arti costruivano il loro ingegno. Anche il più minorato degli esseri umani sarebbe stato in grado di imparare a disegnare. D'altronde che differenza c'era tra l'imparare a sparare e il poter maneggiare correttamente una penna?
    Se gli uomini del medioevo erano riusciti, dopo anni di tradizione guerriera con spade ed archi, ad usare correttamente le armi da fuoco fino ad eccellere nel maneggiarle perché mai qualcuno non sarebbe riuscito ad imparare a disegnare, cantare o suonare?

    Irvine tenne quelle considerazioni per sé e ritornò a scrutare lo spazio intorno alla collina. Qualcosa si agitava in fondo alla valle.
    Spero per te che abbia finito o presto ci ritroveremo sommersi in un'orda.
    In effetti il rumore dei passi era quasi inconfondibile per l'esperto orecchio del protettore. Irvine aveva migliorato tantissimo il suo livello, era quasi convinto che, grazie anche alle nuove armi, ed alla sua aura sarebbe riuscito ad abbattere oltre duecento vaganti. D'altronde non era solo e certo non voleva constatare quanto fosse divenuto forte in quel modo.
    In un certo senso però sperava che qualche nemico comparisse.
    Da quando aveva litigato con Calandra la sua vita sembrava vuota. Aveva cercato di lenire l'interesse per la battaglia concentrandosi sui sentimenti che provava per quella donna, ma era stato respinto, con grandissima delusione, ed i giorni passati nella stanza della caserma l'avevano aiutato a riflettere. Le emozioni non erano roba per lui: Irvine bramava soltanto il sangue del nemico ed ora che era completo grazie al nuovo equipaggiamento non vedeva l'ora di scendere in battaglia.

    All'inizio della storia avevo sottolineato come il protettore fosse un soldato fuori dal comune. Battaglie e guerre non erano il suo pane quotidiano, viveva senza la pretesa di poter combattere e seguendo ciecamente gli ordini. Col passare del tempo, però, la sua natura avrebbe preso il sopravvento ed ora era arrivato al punto da voler uccidere qualsiasi cosa non gli stesse bene.
    Uomini, infetti, animali, insetti, creature di altri pianeti... Che differenza c'era per lui? Non esistono buoni o cattivi in battaglia, ma soltanto amici e nemici, e questo vale per qualsiasi razza. Che si tratti di persone o meno non gli interessava, in quel momento chi gli si fosse opposto avrebbe provato la dura realtà delle sue lame.
    Ecco qual'era la pericolosità di un cane sciolto, di un soldato senza scrupoli che non prende ordini da nessuno.
     
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    Il biondino sembrava quasi perplesso dalla mia risposta e molto poco toccato dalla questione del talento. Gli lancio uno sguardo veloce mentre cambio matita, prendo una HB dura che mi aiuta a dfinire certi passaggi come quella specie di caverna che si para più a sud ovest. Non mi sono mai piaciuti quelli che pretendono di sapere tutto sulla vita e dicono agli altri come svolgerla... Sì, sono leggermente contradditorio con me stesso visto che giudico in continuazione, ma è diverso se sono io a giudicare perché sono migliore di loro. Tendo gli angoli della bocca in una specie di finto sorriso forzato e scrollo le spalle, non mi interessa ma quel tipo avrà una lezione sul modo di vivere.

    CITAZIONE
    Spero per te che abbia finito o presto ci ritroveremo sommersi in un'orda.

    Stavolta mi metto a ridere per davvero, usa quel 'noi' come se fosse anche compito mio proteggerlo e salvare il lavoro. Metto la matita dietro l'orecchio e a braccia conserte, lo fisso divertito. Per caso vorresti il mio aiuto? ridacchio e scuoto la testa, non riesco a credere che davvero abbia potuto pensare una cosa del genere. Tra i due, quello più attrezzato sei tu ed è compito tuo proteggere il cartografo. Riprendo la matita e mi sgranchisco le dita, bagno la grafite con la punta della lingua e ricomincio a disegnare. Dopo qualche minuto e con la coda dell'occhio vedo Irvine con ancora le armi riposte, probabilmente stupito. Che cazzo vuoi ancora? Il permesso? Comincia a fare il tuo lavoro che io finisco il mio. Certa genta era proprio inetta e lo si capiva al primo sguardo, quello al primo sguardo mi era sembrato un cazzone amico dei negri e fino ad ora, così era rimasto. Sembrava pure perso in pensieri di profondità unica che quasi mi veniva da vomitare. Che cosa devo fare per tirare avanti...
    Dopo qualche minuto, comincio a sentire dei movimenti concitati dietro di me. Probabilmente il nostro odore ha fatto venire l'acquolina in bocca a qualche fottutissimo greenbones, adesso tocca al biondo combattere perché non ho intenzione di lasciare una mappa a metà per scappare da un malato terminale. Pochi minuti e saranno quasi alle tue spalle, hai ancora intenzione di fissarmi senza fare un cazzo?

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    Edited by D o r c a s - 14/3/2013, 23:49
     
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    La magia degli anni zero le bugie sembrano vere.

    Eravamo quasi arrivati al succo del discorso, o meglio al connubio perfetto dei pensieri dei due personaggi che, per loro indole differente, si scontravano iniziando quasi una dialettica tagliente e contorta che, loro malgrado, venne interrotta da spiacevoli arrivi.
    I greenbones non erano certo esseri temibili, almeno non per il Irvine, ma il cartografo, invece, sembrava un tantino preoccupato.
    Quello lo insultò dicendogli di fare il proprio lavoro, ma in effetti nessuno gli aveva detto che sarebbe dovuto tornare insieme a quell'uomo tanto irritante.
    Irvine si voltò a guardarlo pensoso.
    In effetti a me serve il tuo foglio, non tu.
    Disse serio guardando Zven che intanto gli stava ricordando dei mostriciattoli che risalivano famelici la collina.
    Giusto.
    Disse voltandosi estrasse soltanto una delle due asce con la mano destra. Intanto stese la mano sinistra in direzione dell'infetto più vicino. Un'onda di pura aura lo investì bruciandogli la faccia e la lasciandolo steso al suolo. Immediatamente dopo Irvine si lanciò contro il secondo nemico attaccandolo con una serie di colpi veloci. Quello però evitò agilmente il primo colpo, allora Irvine fintò un secondo attacco ed invece di colpire il bersaglio abbatté un altro nemico che si trovava la vicino. L'ascia gli tranciò via l'interò braccio recidendo completamente la spalla. Soltanto una lama straordinaria avrebbe potuto fare una cosa del genere. Difatti quelle armi erano realmente straordinarie. Un terzo gli saltò alle spalle cercando di afferrarlo ma non arrivò mai a riuscirci perché sbatteé contro una sorta di barriera invisibile incenerendosi praticamente entrambe le mani ed ululando rotolò giù per tutta la collina.
    I nemici sembravano essere una decina in tutto, esclusi i tre già abbattuti, ormai creature di quella caratura non potevano minimamente impensierire il protettore che, assatanato dal lungo periodo di fermo, sembrava inarrestabile e seminava la morte tra le schiere nemiche.
     
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    La sua frase mi lascia spiazzato tanto da farmi interrompere per un attimo il mio disegno. Gli serve il foglio e non me? Benissimo, non avrà mai il suo tanto amato disegno sino a che non avrà imparato un po' di rispetto per le autorità. Non sono 'ufficialmente' un'autorità ma il concetto è chiaro, io curo l'organizzazione strategica di quella fottuta fogna da quando ho messo piede in città. Chi cazzo è lui per minacciarmi?
    Mi volto lentamente a guardarlo, giusto in tempo per vederlo in azione contro gli infetti. Sembra infoiato, come uno di quei vecchi segaioli che alla prima occasione buca di incontrare un buco hanno fretta di finire. Ne fa fuori tre in fretta e il resto - che oscilla tra i 7 e 10 greenbones - sembra intenzionato a vendicare le proprie scimmie cadute. Accavvallo le gambe e mi metto a fissarlo in azione, per essere un ragazzino poco più che ventenne si muove e uccide come un uomo di cinquanta anni. Mi scopro a pensare che quello che vedo non è proprio reale, è impossibile poi che uno dei mostri verdi si sia quasi incenerito senza neanche arrivare a toccarlo. Corrugo la fronte e strizzo gli occhi, sembra esserci attorno a lui una specie di 'campo energetico' che lo difende. È un cazzo di mezzosangue alieno?
    Sento un rumore alle mie spalle e probabilmente verrò attaccato da lì a poco, non conto sul biondo semi ariano ma solo su me stesso. Aspetto che si avvicini e poi faccio la mia mossa. La cosa accade da lì a poco quando sento un alito caldo e bavoso sulla spalla, mi giro di scatto mentre afferro il braccio dell'infetto, faccio leva sulle braccia e lo stendo davanti a me, non sembra sofferente. Tiro l'arto del mostro verso di me e non mollo fino a che non sento il rumore sordo delle ossa spezzate, mi alzo in fretta e quello di rimando. Sono in vantaggio e lui lo sa, sorrido in una specie di ghigno e lo atterro con due ganci a quello che è il viso, una volta a terra gli bocco le braccia accovacciandomi sopra di lui. Con un gesto rapido gli afferro la testa e giro forte, un altro rumore sordo e l'accasciarsi delle gambe mi comunicano che ho vinto.

    CITAZIONE
    Du hast: La sua esperienza nelle risse lo hanno reso più incline al combattimento corpo a corpo. La tecnica mira a uno scontro fisico ravvicinato, in cui la forza d'attacco è alta ma la difesa può essere leggermente inferiore. Ogni colpo stordisce l'avversario e lo rende più vulnerabile.

    Mi volto per vedere come se la cava il biondo e lo noto intento a finire il massacro. Estraggo la pistola e sparo un colpo in testa a un infetto pronto a balzargli addosso, il proiettile viaggia a breve distanza dal braccio del compagno che mi hanno affidato. Nemmeno so perché l'ho fatto, ho solo sprecato un colpo buono.
    Ritorno alla mia posizione e prendo il disegno che nel frattempo è caduto per terra, si è sporcato di terriccio ma è ancora buono. Non mi dimentico quello che mi ha detto prima Irvine, così sorrido ed esco l'accendino dalla tasca. Mi siedo e mentre accendo la carta sporca di terra e grafite, guardo gli ultimi momenti dello scontro. Se per lui il disegno era tanto importante da sacrificarmi, allora adesso dovrà cambiare totalmente i suoi piani. Sorrido ancora, ma sembra più un ghigno tirato. Adoro quando faccio così.

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    Non si può vivere tutta una vita per stare male ma nemmeno mangiare merda perché ti sembra normale.

    Non era difficile immaginare l'esito di quella blanda schermaglia. Irvine estrasse anche l'altra ascia occupando anche l'altra mano con un'arma letale. Un turbine di sangue iniziò a bagnare il suolo. Prima la testa di un infetto partì finendo lontana, poi una gamba venne tranciata di netto.
    I grennbones non erano tanto stupidi da combattere in situazioni tanto sfavorevoli. Sembravano creature sciocche ma avevano un grande istinto di gruppo che li portava a capire quando l'avversario era fuori portata. In breve tre infetti sopravvissuti si dileguarono dandosela a gambe e correndo all'impazzata verso la foresta.
    Il protettore aveva allontanato il pericolo solo momentaneamente: a breve sarebbe giunta una nuova ondata probabilmente molto più numerosa della precedente.
    La cosa non lo preoccupava più di tanto, aveva già deciso che quella missione sarebbe fallita prima ancora di partire. Ovviamente non era contemplato il perdere la vita in quella piana.
    Rinfoderò i due strumenti di morte e si diresse verso la cima della collina. Ciò che vide non gli piacque affatto: Zven aveva steso un infetto ed aveva dato fuoco a qualcosa, più precisamente la carta geografica che poco fa aveva disegnato con tanta cura.
    Vuole costringermi a difenderlo?
    Si chiese Irvine grattandosi la testa pensoso ed osservando il tutto con la solito fare distaccato, quasi la cosa non gli riguardasse nemmeno. Eppure gli riguardava eccome, fare fatica a vuoto non gli piaceva per niente.
    Cosa gira nella testa di questi umani? Stava disegnando una cartina e poi l'ha distrutta dandole fuoco, forse vuole spingermi a proteggerlo perché ricorda bene il posto che ha appena visto? Che codardo.
    Gli umani sono da sempre il male di loro stessi, sono senza speranza perché cedono facilmente ai sentimenti, qualsiasi essi siano: rabbia, amore, odio, contentezza.
    Potresti essere accusato di tradimento per questo. In effetti il protettore aveva visto cosa aveva appena fatto, non era difficile capire che avrebbe potuto essere accusato di tradimento.
    La missione è fallita, in ogni caso, non abbiamo più tempo.
    Disse passando oltre e riprendendo la direzione della macchina militare che li attendeva poco distanti. In ogni caso i suoi progetti erano altri.
     
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    CITAZIONE
    Potresti essere accusato di tradimento per questo.

    Rimango a fissarlo e ridacchio alla sua frase. Che fa, vuole denunciarmi? Potrei anche essere preso in custodia dagli uomini della colonia ma mi rilascerebbero quasi subito. Il tempo di un pestaggio e via, roba che ho sopportato per anni e che non mi ha mai piegato. E anche se lo fossi, il buon Noah rinuncerebbe al cartografo e al disegnatore di mostri? Quando sono sarcastico esce fuori, in modo più marcato, mio accento
    tedesco. Mi sento quasi superiore quando mi rivolgo a quell'inetto soldatino che mi fissa in tono neutro, devo dire che mi sarei aspettato una reazione ben differente ma tendo ad accontentarmi quando posso.

    CITAZIONE
    La missione è fallita, in ogni caso, non abbiamo più tempo.

    Ma quando mai. Dobbiamo inoltrarci nella giungla, oltre la collina ho notato una costruzione sospetta. lo guardo strano. Mi sembrava più sveglio prima ma a quanto pare ha solo fretta di tornarsene dentro al sicuro. Mi ignora e tira dritto verso la jeep ma le chiavi le ho io in tasca e, come conseguente al pensiero, le tiro fuori e le faccio tintinnare un attimo prima di voltarmi e lanciarle in direzione del posto che avevo accennato poco prima. Non è una scelta saggia ma nel mio lavoro, nell'arte, voglio dare il massimo perché oltre a combattere e tatuare, il disegno è la mia espressione. Me ne fotto se il finocchetto mi sta dietro o meno, prendo le mie cose e comincio a scendere quella leggera collinetta. Fai pure i conti da solo con O'Connor e i tuoi amichetti. Chi perde il cartografo viene spogliato di tutto... sorrido divertito al pensiero. Ti mandano in mezzo al niente senza le tue preziose armi. Continuo il mio percorso, per quel che mi riguarda posso anche continuare da solo. So cavermela benissimo per i fatti miei.

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    Liberami dal male, non farmi sentire più che normale.

    Zven rise alla constatazione di Irvine. Il tradimento era una cosa grave ma semplicemente a lui non interessava. Si chiese quasi da solo se O' Connor avrebbe mai potuto avere il fegato di rinunciare al cartografo del hive.
    Risposta scontata ad una domanda sciocca: se il cartografo si rifiuta di disegnare diventa una persona inutile come un vagabondo che non rende servigi. E' un po' come un guerriero che si rifiuta di combattere o di un cecchino che non vuole sparare. Rinuncereste mai a questo concentrato di utilità?
    In ogni caso la missione non sembrava affatto conclusa. Zven prese le chiavi dalla tasca e le lanciò nella foresta.
    Irvine si fermò guardando il cielo.
    Non ho mai incontrato un uomo tanto ignorante in vita mia.
    Disse a sé stesso a mezza voce.
    Forse dovrei ammazzarlo.
    Uno che crede che O'Connor possa togliermi le mie armi è un trasandato fuori di testa. Nessun protettore nel Hive oserebbe mettermi una mano addosso.
    In quel momento Irvine ringraziò i suoi padri per non avergli incorporato alcun genere di rabbia. Altrimenti avrebbe decapitato quel mezzo pazzo in due secondi e lo avrebbe gettato in pasto agli infetti.
    Quel mezzo codardo ha visto una struttura nel bosco?
    Irvine tornò in cima alla collina ed osservò il cartografo muoversi verso il bosco.
    Potrei sempre aspettare e vedere cosa fa da solo contro dieci o più greenbones affamati. Magari ne stende uno, forse due, ma gli altri?
    Irvine incrociò le braccia e si sedette sull'erba morbida della collina. Non aveva mai sentito cose del genere ma in quel momento avrebbe tanto voluto vedere quel tizio uscire dalla foresta urlando di paura con alle spalle decine e decine di infetti pronti a divorargli il cervello.
     
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    Riesco a sentire una frasetta sul mio essere ignorante ma mi viene solo da ridere. Potresti provare a parlare con il tuo amichetto negro. Lui sì che sarebbe ignorante. Mi volto per un attimo e vedo quello sedersi e attendere. Scrollo la testa e alzo le spalle, se sceglie la via della codardìa e dello stare comodi allora così sia. Ho ucciso anche io la mia buona parte di persone - o mostri - e non ho bisogno di quel tizio amico degli inferiori per finire la missione. Di sicuro lo notificherò a O'Connor, magari lo mette in quarantena oppure lo buttano fuori. Dovrò semplicemente prenderlo nei punti deboli.
    Estraggo la pistola e la punto al suolo, sento dei rumori davanti e sopra di me, probabilmente un attacco di quattro infetti. Controllo il silenziatore e il caricatore, non voglio trovarmi troppa merda tutta insieme. Mi fermo, respiro e mi concentro per il seguito.

    CITAZIONE
    Focus: Quando deve sparare, aumenta la concentrazione e la mira dando così maggior precisione al colpo.

    Davanti a me ne esce uno e in un attimo viene terminato, con un gesto preciso e veloce, punto la pistola più in alto e uccido quello che stava per saltarmi addosso dagli alberi. Ne rimangono due e con un colpo finisco il terzo con due colpi a causa della sua andatura fin troppo veloce, il quarto invece mi è addosso in breve e mi cade la pistola. La lotta corpo a corpo è il mio forte, mi hanno aggredito fisici ben più grossi.

    CITAZIONE
    Du hast: La sua esperienza nelle risse lo hanno reso più incline al combattimento corpo a corpo. La tecnica mira a uno scontro fisico ravvicinato, in cui la forza d'attacco è alta ma la difesa può essere leggermente inferiore. Ogni colpo stordisce l'avversario e lo rende più vulnerabile.

    Mi sbatte contro il tronco dell'albero più vicino e mi si accorcia il respiro per la botta, lo tengo lontano dal mio collo e tento di estrarre l'altra pistola. Quello mi ferisce superficialmente a un braccio, gli mollo una ginocchiata nell'addome e prendo quei pochi secondi che mi servono. Estraggo, tolgo la sicura con il pollice e gli ficco la canna in bocca. Faccio fuoco e una pioggia di cervella investe la vegetazione tutta intorno. Il mostro crolla al suolo, il boato anche se attutito dalla testa del greenbones mi ha stordito e per quasi due minuti sono semi-sordo, mi pulisco la faccia dagli schizzi di sangue e vado a raccogliere la mia prima arma. Le ripongo entrambe e mi volto in direzione del biondo, dalla sua posizione si sarà goduto tutta la scena. Lo guardo e gli alzo il medio. Fottiti stronzo. Quanto tempo ci vuole prima che decida il da farsi?

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